Converge – Jane Live

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Sarà capitato anche a voi di riflettere su quali possano essere le band estreme più influenti del mondo. Non i Sex Pistols, anche se hanno contribuito a creare quella tabula rasa che comunemente chiamiamo Punk-Rock. Forse i Metallica ? Forse no. Probabilmente per delineare in maniera efficace l’idea di “estremo” in chiave Rock dovremo gettare una colata di cemento e partire dalle fondamenta. Più Crass che Sex Pistols dunque, ma anche Amebix: benché le loro rispettive circoscrizioni abbiano bisogno di un piccolo svezzamento viste le moltitudini di stili e sfaccettature assorbite dai successori nella decade seguente. I germi si stavano evolvendo.

Quel modo caratteristico di suonare, coadiuvato da un aumento massiccio d’urgenza esecutiva, possono essere oggi riconosciuti come topoi della musica estrema mondiale. I figli sono ancora più pestiferi. Parliamo di gente come Slayer e Napalm Death. Due concentrati d’aggressività che guardano però in direzioni opposte – pur appartenendo allo stesso habitat. I primi sono la convergenza di tutto il panorama Hard Rock/Heavy Metal, i secondi coincidono con il nichilismo dell’Hardcore.

Fra gli innumerevoli epigoni che hanno generato a loro volta, ce n’è uno che non solo ne rappresenta la perfetta sintesi, ma che ha contribuito a creare qualcosa di nuovo partendo dal punto di intersezione dei “genitori”. La creatura di cui stiamo parlando si chiama Converge.

Probabilmente, il tassello che va ad incidere in maniera determinante su tutto quello di cui abbiamo accennato (e ci vorrebbero pagine per estrapolare ogni concetto), è rappresentato dalla meritata popolarità che hanno raggiunto nel 2001 con l’album “Jane Doe. 

Il nuovo millennio, i suoni digitali, un nuovo approccio alla musica estrema. Pensate solo al calderone Groove/Nu-metal, alla seconda ondata Post-Hardcore, alle dissonanze e alle accordature Death Metal, a tutte le derive e le evoluzioni dell’Emo-core e del Grindcore.

Jane Doe è stato un fulmine a ciel sereno, ha abbattuto e infranto ogni barriera imponendosi di molti metri oltre i confini da cui ogni band si manteneva ancora equidistante. Il Math-Core dei Botch e dei Dillinger Escape Plan ma molto più abrasivo e aggressivo dei primi e molto meno complesso e più diretto dei secondi.

I testi parlano di un amore travagliato e perduto, un amore universale (perché nella cultura anglosassone John Doe è l’equivalente di Mario Rossi o di Mr. Smith e Jane Doe è la fidanzata che tutti abbiamo perduto), strappato via con le lame dalle vene, mandato via con le botte nel moshpit, soffocato con una busta di plastica.

«I want out 
Out of every awkward day 
Out of every tongue tied loss 
I want out 
Out of the burdening nightsweats 
Out of the rising seas of blood 
Lost in you like Saturday nights 
Searching the streets with bedroom eyes 
Just dying to be saved.»

Ecco la perfetta sintesi dei Converge: Hardcore, Grindcore e Metal; per la prima volta le tante sfaccettature stilistiche apprezzate nelle più disparate band di genere prendono una forma definitiva. Il successo è davvero mondiale, il viso di Jane (dipinto dal cantante Jacob Bannon) diventa un logo riconoscibile quanto le quattro strisce dei Black Flag. I ragazzini che in questi anni si bevono le prime birrette ascoltando i My Chemical Romance, presto li abbandoneranno per giungere all’origine ferale di certe sonorità, mentre gli ascoltatori più oltranzisti che hanno masticato per anni Morbid Angel, Entombed e Carcass, troveranno degne novità per le proprie orecchie.

Perché “Concubine” è uno dei pezzi che mena di più (di sempre?) e “Fault & Fracture” rivela lo scheletro schizofrenico dei Pantera attraverso una serie infinita di stop’n’go.

Ma è con “Hell to Pay” che si raggiungono atmosfere claustrofobiche e asfissianti. La totale assenza di metrica va qui a braccetto con quelle chitarre acustiche (ma cacofoniche) capaci di creare un’atmosfera post-industriale, mentre i lamenti disturbanti di Bannon rendono perfettamente l’idea di “rigetto”, anche sul palco.

Sì, perché in occasione del quindicesimo compleanno di Jane Doe i Converge hanno deciso di suonare l’intero album al Roadburn Festival dell’anno scorso (qui il video ufficiale dell’intero live), per poi mettere tutto su disco.

Immaginate la potenza dell’album, il suo strato graffiante e dolente, ora aggiungeteci tutto quello che hanno guadagnato nel frattempo i Converge e che all’epoca non avevano – una pienezza di suono incredibile, potenti tonalità medio-basse, ed un Bannon in continua ascesa. Avrete una delle più grandi performance musicali dal vivo di sempre.

Per l’occasione, il formato vinilico di Jane Live esce in cinque varianti grafiche. La band ha infatti reclutato cinque artisti diversi, che hanno in passato lavorato nel mondo Metal-Core, per reinterpretare la nostra Jane. Si tratta di: Florian Bertmer, John Dyer-Baizley, Randy Ortiz e Thomas Hooper. Mentre Ashley Rose con il suo brand-couture ha messo in scena un vero tableaux-vivant utilizzando modelle e abiti ricamati. Assolutamente da non perdere.

Data:
Album:
Converge - Jane Live
Voto:
51star1star1star1star1star