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Ho ascoltato per la prima volta questo primo album solista di Morgan, con la stessa diffidenza con cui mi ero recato 3 anni fa al concerto dei Bluvertigo. E come allora mi sono ricreduto. Almeno in parte.
Certo, per chi come me è allergico al personaggio, fare la tara dell’ingombrante presenza mediatica di Marco Castoldi è complicato, tanto più in questo progetto in cui la sua personalità non viene limata da quella degli altri componenti del gruppo.
Ciò nonostante devo ammettere che Canzoni dell’appartamento è un disco molto interessante e gradevole all’ascolto. Le 12 canzoni si snodano tra suoni e arrangiamenti dal gusto fortemente retro, rispettando l’intensione del nostro di realizzare un disco “Classico”, nello stile e nella forma canzone. Così ci ritroviamo uno dei maggiori iconoclasti musicali degli ultimi 10 anni di rock italiano che “giocherella” con strumenti vintage (wurlitzer, moog, rhodes, e mellotron a go go) e con ritmi e stilemi direttamente pescati negli anni 60 di Piero Ciampi e Luigi Tenco. Fortemente “cantautorale” l’approccio di Morgan, e le soluzioni musicali proposte sono decisamente intriganti, in un lavoro quasi concettuale nella semplicità con cui è stato realizzato (in appartamento, appunto), semplicità che non ne pregiudica la profondità musicale. Ciò a testimoniare una maturità che la plastica immobilità dei Bluvertigo non mi aveva mai fatto sospettare. Il disco fluisce compatto e piacevole, con il singolo Altrove momento decisamente migliore del disco. Alcune chicche: non arrossire ospita un testo scritto da Giorgio Gaber, e Se(If) è una “versione” della splendida “If” che Roger Waters scrisse con i Pink Floyd.
In definitiva un bel disco, il cui concepimento è durato più di 2 anni, e che restituisce alla musica italiana un’individualità già interessante ma ora ricca di una nuova prospettiva.