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Quelli tra di voi che ci seguono da più tempo sanno benissimo quanto i Gov’t Mule siano amati e stimati da queste parti; in particolare dal sottoscritto che non perde occasione per elogiare la loro musica. Proprio perché amo i Gov’t Mule ero abbastanza preoccupato per la riuscita di questo loro nuovo album. Inutile nascondersi dietro a un dito: finito il tempo dei Deep End con bassisti ospiti ora i Muli dovevano darsi una nuova forma. Woody è morto ormai da oltre 4 anni e la sua sostituzione non poteva più essere rimandata se i nostri volevano ancora continuare ad esistere come band vera e non come una sorta di live act itinerante.. I due precedenti album in studio “Deep End vol1 -2” erano in realtà il frutto di una unica serie di registrazioni fatte con musicisti amici della band. Dischi sicuramente belli ma che ,proprio perché registrati con ospiti, non avevano fatto decollare la musica dei Muli. Nessun dubbio sulle immense qualità di Warren Haynes che personalmente ritengo il chitarrista più completo , versatile e geniale che gli Usa hanno partorito negli ultimi 25 anni. Tutti coloro i quali amano il rock vero, quello fatto di sangue e sudore, quello che vede sempre più stretto il legame col demoniaco genitore (il blues ovviamente) sanno bene che devono essere enormemente grati a questo corpulento musicista. Grazie a lui la ABB è tornata all’antico splendore, i Dead hanno continuato ad infiammare il pubblico jam che era ormai rassegnato, dopo la tragica morto di Jerry a vedere scomparire i padri del genere, e soprattutto con i Muli ha saputo, perlopiù solo in America purtroppo, riavvicinare i giovani al rock blues più vero e sanguigno. Un artista che ha dalla sua questo ruolino di marcia merita la massima fiducia e un credito immenso ,ma proprio per questi motivi un minimo passo falso, in questo momento cruciale per il gruppo, sarebbe stato visto da tutti come il segnale che forse i Muli il loro tempo lo avevano esaurito. Mat e Warren questo lo avevano capito benissimo e così hanno preso quella che a mio avviso è stata una decisione veramente azzeccata: non solo hanno sostituito Woody con un ottimo bassista come Andy Hess ma hanno fatto entrare in pianta stabile nella band il tastierista Danny Louis, che ormai da molto si esibiva con loro dal vivo (vedere “Deepest End”), rinnovando in questo modo il loro sound senza snaturarlo e soprattutto evitando paragoni fastidiosi col passato. Il risultato di tutto questo è “Deja Voodoo” un disco solido come una roccia, granitico e corposo ma che non abbandona quel particolare gusto per le jam che da sempre è il marchio di fabbrica dei nostri. Rispetto al passato in questo album i Gov’t Mule danno molto più spazio alle ballad rock-blues –psichedeliche che sono uno dei loro punti di forza; le song sono tutte molto lunghe e in certi casi vanno a toccare sonorità che fino ad ora i Muli non avevano mai provato. La nuova sezione ritmica funziona alla grande mentre l’innesto di Louis all’hammond e tastiere fa sì che la lunghezza delle song non stanchi l’ascoltatore mettendo quel briciolo di varietà al suono e un tocco psichedelico in più. Warren poi è sempre lui, magico, etereo e inarrivabile alla chitarra, potente e dolce al tempo stesso alla voce. Premettiamo che proprio perché è un disco molto lungo (oltre 70 minuti per 12 canzoni) “Deja Voodoo” è all’inizio meno diretto rispetto a lavori come “Gov’t Mule” o “Dose” , ma se gli date tempo vi ricompenserà con grandi emozioni e soprattutto con splendide canzoni.
Si parte con “Bad Man Walking” un roccioso hard rock-blues dove possiamo subito apprezzare quanto giovi l’inserimento di Danny Louis in formazione; grande canzone , potente e adrenalinica, è la “Mule” del disco. I Muli non scherzano e “About to Rage” è qui giusto per ricordarcelo: una ballad di duro e granitico southern rock psichedelico, sicuramente dal vivo sarà una dei cavalli da battaglia dei nostri. Favolosa quando va in crescendo con l’hammond a guidare e la chitarra di Warren che disegna spettacolari suoni nei fumi del brano. Splendida davvero, quasi 8 minuti di favoloso Mule-sound. “Perfect Shelter” è la prima sorpresa sonora del disco con le sue derivazioni vicine al funky; ampio uso di wha-wha e un grande tiro. I Gov’t Mule girano a mille e lo si capisce subito, Matt e e Andy si trovano a meraviglia e con Danny formano il perfetto muro di suono per sostenere le evoluzioni chitarristiche di Warren. Debordante l’assolo in stile hendrixiano nella parte centrale del brano. “Little Toy Brain” è una ballatona lenta, forse un pochino scontata ma certamente bella. La penalizza un pochino il fatto che somiglia un po’ troppo ad alcune precedenti song dei nostri (soulshine?). “Slackjaw Jezebel” riporta in alto la temperatura del disco: ritmo sostenuto, voce leggermente filtrata, la sezione ritmica che avanza come uno schiacciasassi sono gli elementi di questo potente rock-blues di grande impatto. “Wine and Blood” è uno dei brani cardine del disco: Per la prima volta Warren si cimenta alla pedal steel e questo dona alla song una leggera atmosfera quasi countyeggiante. Sicuramente una novità per i Muli. L’esperimento riesce comunque alla grande perché questa ballata è di una bellezza disarmante, con un Warren Haynes nelle vesti cantante dolce e malinconico. Lui si trova alla perfezione in queste atmosfere come dimostra il suo live album solista. Non manca certo il grande assolo chitarristico che aggiunge una nuova gemma nel già ampio carniere del nostro. Fino ad ora “Deja Voodoo” non ha deluso ma è proprio nella parte centrale che il disco decolla, la già citata “Wine And Blood” e la successiva “Lola Leave Your Light On” sono una accoppiata che da sola vale l’acquisto. Della prima abbiamo già detto occupiamoci ora della seconda. Se “Wine..” era una favolosa ballata questa è invece una debordante hard rock song di chiara derivazione di casa Kinks, il riff iniziale sembra quasi quello di “You Really Got Me” , a Warren piacciono molto questi richiami ai maestri del passato e spesso nel corso del brano ci infila questo travolgente riff. Il resto è un continuo di incredibili evoluzioni chitarristiche con assoli che lasciano senza parole. Dal canto suo Matt tira fuori il suo drumming martellante che ben conosciamo. Il risultato è splendidamente devastante. Avevamo detto “accoppiata”? beh diciamo pure trio perché alle meraviglie del disco si aggiunge senza ombra di dubbio “Silent Scream” una jam-ballad di quelle che ormai forse solo Warren ,in tutte le sue incarnazioni sonore, sa tirare fuori dal cilindro. Quasi 11 minuti di atmosfere psichedeliche con continue improvvisazioni, favolosi assoli di chitarra e tastiere, cambi di tempo, sfumature hard –southern e chi più ne ha più ne metta. Ci scommetto che dal vivo questa song farà davvero faville. Ce ne sarebbe già abbastanza per accontentare anche il più scettico degli ascoltatori ma mancano ancora 4 canzoni. Se “No Celebration” è una buona ballata che però nulla toglie e nulla aggiunge al valore dell’album , la vivace “Mr. Man” è una vera scheggia rock-blues con un tiro irresistibile e uno splendido duetto tra la Gibson di Haynes e l’hammond di Louis, canzone questa che
alza ancora notevolmente il giudizio sul disco così come le due song conclusive. “My Separate Reality” è un’altra ballata hard-rock ma decisamente più ispirata delle due precedenti. Warren canta in modo splendido e la band gira a mille regalando grandi emozioni. Si chiude con “New World Blues” un hard-blues dal grande impatto sonoro. Da antologia il super assolo centrale del leader.
“Deja Voodoo” non ha deluso le aspettative anzi oltre a confermare la grande salute della band fa intravedere interessantissime soluzioni in prospettiva futura. I Gov’t Mule si confermano come il vero motore del nuovo rock americano, e quando parlo di rock intendo quello vero, quello che macina chilometri e litri sudore e che arriva diretto all’anima. I nostri ormai sono una band al di fuori e al di sopra delle catalogazioni, sono più di una jam band, non sono solo una gruppo di southern rock psichedelico, sono proprio una grandissima rock band totale.