Love – Forever Changes

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Nel vasto universo psichedelico fiorito negli Stati Uniti nella metà degli anni 60, i Love sono stati una delle stelle di maggior splendore, il cui valore artistico non scopriamo certo adesso, dal momento che “Forever Changes”, disco di cui mi accingo a parlarvi, è stato a lungo uno degli album più osannati dalla critica mondiale, uno dei maggiori esempi di rock psichedelico, nonchè uno di quei dischi dotati di forte resistenza contro l’usura del tempo, caratterizzato da una freschezza invidiabile facilmente riscontrabile anche oggi, vale a dire a quasi 40 anni dalla sua uscita. Californiani, i Love ruotavano attorno all’enigmatica figura del cantante/chitarrista nero Arthur Lee, che all’inizio del 1965 forma il gruppo ispirandosi agli insegnamenti folk dei Byrds, unendo qualcosa del rock colto degli Spirit e qualche suggestione tipica del rock inglese, perfezionato infine con uno stile chitarristico che rimanda direttamente al miglior Hendrix. Pertanto non siamo di fronte ad una psichedelia “interstellare” di matrice floydiana, nemmeno a quella vigorosa dei Doors, piuttosto si assiste ad una versione acida di un folk rock a metà strada tra il malinconico e il solare, tra tentativi di rivisitazione della musica tradizionale americana e ambizioni di novità dai tratti surreali, sensazioni che avranno modo di convivere a più riprese nelle straordinarie composizioni del disco.
Dopo un omonimo album d’esordio neanche tanto acerbo, ed un secondo, “Da Capo”, già straordinario, i Love raggiunsero la loro perfetta missione artistica nel 1967, con un tempismo esemplare per lasciare il loro indelebile segno nella Summer of Love, con “Forever Changes” appunto, disco assemblato in nemmeno 70 ore di registrazione, in totale presa diretta, destinato ad essere ricordato insieme ad altri classici del periodo come “Surrealistic Pillow” dei Jefferson Airplane, l’omonimo dei Doors, “Anthem of the sun” dei Grateful Dead e “Younger Than Yesterday” dei Byrds. Se i Jefferson puntavano sull’appeal della grande Grace Slick, i Doors sul magnetismo di Morrison e sull’organo fantascientifico di Manzarek, i Love viravano verso arrangiamenti peculiari che forse solo loro furono in grado di creare nell’intero panorama psichedelico, incentrati sulla fragile ma attraente voce di Lee e sulla sua chitarra colorita e mai banale, talvolta protagonista di passaggi davvero memorabili. Inoltre si facevano largo arrangiamenti di archi e fiati con la dichiarata intenzione di creare atmosfere di ansia e tensione destinate a sfociare ben presto in vistose escursioni lisergiche. Fantastico il climax su cui si poggia l’inizio del disco, l’inno hyppie di “Alone again on”, l’acid folk di “A house is not a motel” e “Andmoreagain” garantiscono un livello eccelso di continuità artistica raramente riscontrabile altrove. “The daily planet” è uno straordinario esempio di arte psichedelica firmata Love, con tutti gli elementi del gruppo in forte evidenza, ovvero il gusto per gli intrecci vocali e l’estetismo chitarristico di Lee, la vibrante sezione ritmica Forssi/Stuart in rilievo e molte suggestioni floreali sullo sfondo a conferire magia e piacevole mistero. Il capolavoro del disco rimane comunque la conclusiva “You set the scene”, uno dei classici immortali pubblicati in quegli anni, un esempio di rock psichedelico dalle forme sinuose e accattivanti, disteso sugli oltre sei minuti di durata che rapiscono letteralmente l’ascoltatore passando attraverso momenti di euforia apparente, sottolineata dalla solita verve chitarristica di Lee, ad altri di magico romanticismo, ad altri ancora di straordinaria tensione e affascinante ricerca mai fine a sé stessa.
In definitiva siamo di fronte ad un all time classic, uno di quei dischi che non deve mancare in ogni collezione che si rispetti, poichè “Forever Changes” è una fotografia straordinaria di un periodo musicale tra i più prolifici di sempre, nonché documento eccezionale dell’arte psichedelica di uno dei gruppi più significativi e personali di quei tempi. Nonostante di tempo ne sia passato dalla sua uscita, l’ascolto garantisce, come detto inizialmente, notevole presa ancor oggi, soprattutto se si considera quanto in voga sia ritornato il gusto per la citazione di certe sonorità del passato da parte di molte bands definite neo psichedeliche. Di recente “Forever Changes” è stato rimasterizzato via Rhino/Elektra, con evidenti migliorie sonore e alcuni brani aggiunti, alternative takes, che rendono l’acquisto assolutamente obbligatorio. Un must!