Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: |
Nonostante sia pressochè sconosciuto al grande pubblico, il cantautore Joe Henry è attivo sulle scene da diversi anni. Americano, musicista assai poliedrico e raffinato, ha realizzato ad oggi nove album: dall’iniziale opera d’esordio Talk of Heaven (1986), fino al recente (bellissimo) Tiny Voices (2003).
Shuffletown è probabilmente la sua opera migliore, almeno per quanto riguarda il primo periodo: se i dischi piu’ recenti hanno evidenziato un musicista in evoluzione ed alla ricerca di sonorità vicine al Jazz, in questo caso siamo davanti ad un album di puro stile cantautorale, che non rinnega gli insegnamenti di Neil Young e Bob Dylan, ma anche certi momenti di Johnny Cash e Leonard Cohen. Il tutto mantenendo uno stile decisamente personale e riconoscibile.
Henry crea un disco scarno e nostalgico, molto d’atmosfera. Strumentazione ridotta al minimo e rigorosamente acustica: molto bello il suono del violino. La produzione, è di T- Bone Burnett.
Le iniziali Helena by the Avenue e Shuffletown, sono due ballate tenui e malinconiche, Joe ha una voce particolare, poco appariscente ma molto musicale. Date for Church e John Hanging sono più ritmate e melodiche: tra le cose migliori del disco. Spent it all è splendida, una canzone di rara bellezza, cupa e malinconica; il solito violino dà una atmosfera unica al pezzo.
Altri brani degni di segnalazione sono Johnny The Conqueror, una ballata dylaniana cantata e suonata in modo impeccabile. Make the World go away è quasi un valzer lento, rurale e polveroso. Ben Turpin in the Army chiude il disco: questa canzone è sicuramente il capolavoro dall’album, un brano voce-chitarra-violino, struggente ed intenso. Da solo, vale l’acquisto del disco, bellissimo.