Noel – Wrong Places

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Esistono dischi per le stagioni. Dischi propriamente estivi, da ascoltare quando il sole ti picchia sulla pelle e dischi invernali, da contemplare rintanati a casa accanto al fuoco del camino. Wrong Places è il disco delle mezze stagioni, ha un’aria autunnale, quasi malinconica e una primaverile, che far venire voglia di ascoltarlo mentre si fa una passeggiata in bicicletta al mare, magari dopo aver trasferito le canzoni su una audiocassetta, perché il mangianastri portatile racchiude in se quello spirito homemade del disco che è bene preservare anche durante l’ascolto. Autore di questo lavoro è Noel tedesco di Berlino che come tutti i tedeschi ha quell’aria un po’ staccata dal mondo e come tutti i tedeschi di Berlino (vedi alla voce H come Hecker) ama starsene un po’ sulle sue, componendo più per se che per gli altri. E mai come in questo cosa la composizione di questo lavoro si può definire personale e terapeutica. Wrong Places nasce da session casalinghe / autobiografiche registrate su un 4 piste. Un po’ come Battiato, che nei suoi primi viaggi si “appuntava” idee musicali mischiandole con ricordi e descrizioni, così il giovane Noel, una volta approdato controvoglia come studente a Parigi trova rifugio e conforto nella sua chitarra e in un quattro piste con cui comunicava con la sua musica con gli amici e la famiglia. Ma quanto è romanticamente indie questo atto? Una sorta di corrispondenza epistolare dai toni vintage: ci si potrebbe mandare e-mail, ma si scrivono lettere, si potrebbe registrare un mp3 sul portatile, ma si utilizza un 4 canali, si potrebbe spedire un cd e invece tutto viaggia sul nero nastro della cassetta. Già da questi presupposti è impossibile non avere a cuore le canzoni di Wrong Places, piccoli acquarelli che sembrano nati sul momento, dalla semplicità quotidiana di una mattina spesa a camminare tra le vie di Parigi o un pomeriggio piovoso a casa soffrendo una leggere nostalgia dei parenti a casa, giornate trascorse con gli amici nuovi o a scrivere a quelli vecchi. Wrong Places è il perfetto disco di uno studente all’estero, di chi si trova suo malgrado in un paese straniero, e lo esplora soprappensiero, mettendo da parte la curiosità delle differenze e sostituendole con la familiarità delle somiglianze per poter concludere “sì, in fondo non è poi molto diverso da casa mia”. I brani scritti da Noel hanno quel gusto new acustic movement dettato più dall’esigenza che dalla moda. I pochi mezzi per comporre… ma poi perché pochi? Diciamo i mezzi giusti (anche perché visto l’obiettivo il risultato sarebbe stato lo stesso anche con un budget a molti zeri) per comporre quest’album hanno creato un sound caldo e amico, fatto di chitarre arpeggiate, di clap hands vivi (e non campionati) e di un basso dal suono tondo e deciso (At The Fair). L’amore per i Beatles si intravede in ogni pezzo, ma non è lo stesso di Oasis o compagnia bella, sembra quasi di sentire delle b-sides acustiche dei fab four, b-sides che non vogliono essere “splendide” o accattivanti, ma puntano sulla semplicità e sui suoni diretti (Marvin Greselda Reads). Uno stile che sembra essere tornato di moda, con i vari Kings of Convenience, o Marsha Qella, ma se a ciò aggiungiamo che Noel è amico sia dello stesso Erlend Oye che di Marsha (suona il basso su Love Surrender) il cerchio sembra chiudersi. Ma le atmosfere riportano anche alla mente l’easy pop dei Birdie, o dei Saint Etienne spogliati da tutti i loro orpelli elettronici… I brani che più catturano sono gli strumentali, il primo posto in apertura del disco che fa subito presagire un lavoro un po’ atipico, il secondo posto a metà, allegro nei suoi hammond e nei suoi organi giocattolo che affiorano tra i verses e i chorus e la conclusiva Blyton, che come ogni titolo di coda di film si distacca un po’ dai toni precedenti per suggellare la fine di un’opera (in questo caso si gioca con un po’ che ogni tanto accenna ritmi più ballabili). Mi piace immaginare lo stesso Noel con questo sottofondo, magari impegnato … che so, a lavarsi l’insalata per pranzo o a riordinare il salotto, e poi magari, quando il lavoro è finito ed è passata la voglia di uscire, sedersi sul divano e tirare fuori When The Hangmen Play Chess, malinconica perfetta gemma pop. Il giusto aggettivo per Wrong Places –come penso ormai si sia intuito- è quindi casalingo. E l’ascolto migliore, forse, è proprio con un maglione caldo addosso e sorseggiando un buon caffè, come lo stesso Noel ci consiglia nella copertina.