Black Sabbath – Past Lives (Live at Last: Deluxe Edition)

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‘Past Lives’ era già stato pubblicato tempo addietro, dimostrandosi un’eloquente testimonianza della prestanza scenica dei Sabbath originari, catturati dal vivo fra Manchester e Londra nel 1973, durante il periodo d’oro suggellato dall’ album ‘Vol 4’. Questa ‘Deluxe Edition’ ripropone al pubblico il suddetto live set, aggiungendovi un bonus disc con altre esibizioni registrate durante i vari tour degli anni ’70 e un appetibile artwork completo di poster e plettro promozionale. Il primo disco rispecchia bene lo spirito dei concerti della band, sottolineando l’affiatamento dei Sabbath dal vivo e la perfetta interazione del pubblico con essi: Ozzy si dimostra padrone della situazione in ogni frangente, mantenendo una resa vocale uniforme e realmente buona, tenuto conto delle sregolatezze nelle quali i quattro erano soliti soffermarsi in quel periodo (The great COKE-Cola company of Los Angeles!!!). La scaletta regala veramente dei momenti suggestivi, con il battesimo dei nuovi pezzi di allora (“Tomorrow’s Dream”, “Cornucopia” e “Snowblind”) contornati da classici pescati dai dischi precedenti: così troviamo episodi come la ruvida “Sweet Leaf” e l’oscura “Children of the Grave” ad alimentare il calderone di corpi infuocato che, almeno a giudicare dalle foto allegate al booklet, si stagliava ai piedi del palco. Chiusura in bellezza con tanto di acclamazione popolare per il cavallo di battaglia “Paranoid”. Il secondo disco, pur non possedendo quell’aura di autenticità ferale che contraddistinguerebbe un loro show registrato per intero , aumenta senz’altro il valore di questa raccolta proponendo rare registrazioni (“Megalomania” esce qui in versione live per la prima volta) e ottime esecuzioni di classici, che vanno dalla spinta “Symptom of the Universe” alla lunga e miliare “Black Sabbath”. Peccato che altri pezzi storici, come l’accoppiata “Iron Man/N.I.B”. non siano dotati di una qualità sonora adeguata alla loro levatura. In definitiva un’uscita interessante, da avere anche soltanto per il concerto vero e proprio, per potersi così fare un’ idea di cosa volesse dire suonare trent’anni fa nelle più grige bettole di Londra sotto la sigla Black Sabbath: ormai siamo in molti a dirlo, ma purtroppo siamo veramente “nati troppo tardi”.