Van Der Graaf Generator – Still Life

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Provate a chiedere in giro qual è il miglior album dei Van Der Graaf Generator: un buon 60% risponderebbe ‘Pawn Hearts’, il 30% vi indirizzerebbe su ‘H to He Who am I the only one’, mentre il rimanente 10% risponderebbe più o meno così:” ‘Pawn Hearts’ e ‘H to he’ sono album senza dubbio da avere, ma il mio preferito è senza dubbio ‘Still Life’ “. Ecco, io rientro in questo 10%. ‘Still Life’ è, a detta di chi scrive, il miglior concentrato di suono Van Der Graaf, l’album più drammatico e surreale del gruppo, in cui vengono toccate vette di lirismo irraggiungibili per qualsiasi altra compagine dell’epoca e con in più un Peter Hammill in splendida forma, teatrale e poetico come non mai su composizioni forti di una ispirazione rara.
Uscito nel 1976 dopo che il gruppo si era sciolto probabilmente per favorire la carriera solista di Peter Hammill, ‘Still Life’ segue di un anno il discreto ‘Goldbluff’, album che aveva segnato il ritorno sulle scene dei Van Der Graaf Generator. In apertura è posto un trittico da paura: “Pilgrims”, “Still Life” e “La rossa”, tre composizioni fantastiche, ineguagliabili per carica drammatica, per sapore gotico; in special modo “Pilgrims” e la title track riassumono al meglio l’essenza del suono Van Der Graaf Generator, ovvero un rock progressivo scuro, sofferto, inquietante, a tratti permeato da un velo di dolore soprattutto per le incredibili interpretazioni vocali di Hammill. Un rock progressivo però maledettamente affascinante, traghettato dal sax di Jackson, anche lui enorme su questo album, e dal più volte citato Peter Hammill, a detta di molti il cantante e paroliere più dotato uscito in epoca progressiva. La sezione ritmica fa il resto ai limiti di un jazz rock solido e compatto, insieme a solenni impianti di organo. Soltanto un gradino sotto, ma indubbiamente bellissime, le successive “My Room” e “Childlike Faith in Childhood’s end”, altrove capolavori, qui probabilmente oltremodo sofferenti del paragone con i brani precedenti, realmente irripetibili. Trattasi, comunque sia, di due ottimi brani che chiudono nel miglior modo possibile un disco splendido,
da riscoprire nella bella versione rimasterizzata con bonus track aggiunte, di recente pubblicazione.