Elettronoir – Dieciventizerosei

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Ascolti questo EP mentre sul primo canale scorrono le immagini di un ennesimo Sanremo (nemmeno il peggiore, tra l’altro…) e ti viene da ridere, non vi fosse di che piangere per nottate intere. Ti imbatti nella sezione giovani (traduci colonia penale) e ti manca il fiato; personaggi che hanno ragione d’esistere soltanto lì, non si da dove arrivino e in quale spelonca vadano a rinchiudersi a buon diritto una volta trascorsa quella settimana; la trucida che ha scoperta l’ “arenbì” su un disco di Alexia e non si è accorta che davanti ha la fila che neppure il lunedì in posta; il biscugino laterale semianalfabeta del direttore di rete dell’Alto Molise, che si è già comprato il diploma cinque anni in uno e la patente, e non sia mai che al due non si accompagni un tre.
Qualcosa non ti torna se ancora non ti sei rassegnato al fatto che tutto giri alla rovescia e che le sfavillanti melodie di questo dischetto saranno appannaggio di una ristretta cerchia di appassionati, avvinti da una dolcezza balsamica che tutto permea e penetra. Confesserò candidamente di essermi perso il full lenght ‘Dal fronte dei colpevoli’ alla sua uscita l’anno scorso e soltanto adesso ne sto approfondendo la bellezza; pop noir, un pizzico di lounge, polvere di (Bau)stelle, una spiccata propensione al campionamento cinefilo, una vena melodica innata ma ancora leggermente irrisolta, frastagliata. Questo “#102006” è un deciso e decisivo passo in avanti; qui si piange, si ride, ci si perde nei ricordi e si canta a squarciagola. La nuova versione de “La dolce vita” è una lama nel buio. La delicatezza dell’incipit è intatta ma uno straniante uptempo sintetico le conferisce una tensione che la rende meravigliosamente drammatica e tersa; rischia seriamente di essere la mia canzone dell’anno e di dare una maledetta dipendenza. “Laika” è pura astrazione techno-pop, Battiato e cartoni animati Sci-Fi, “Sciarti” è un’altra perla, si muove languida e striscia verso il cuore a piccoli passi, non lontana dai La Crus più sobri. Il livello di maturità espressiva raggiunto è confermato dalla rilettura di due pezzi a loro modo classici; ancor più di “Mad World” dei Tears For Fears, l’elucubrazione sul dolore delle “Memorie di una testa tagliata” dei C.S.I. è rivestita di luce bianco neve e gli Elettronoir ne offrono una spiazzante versione synth-pop. Questo gruppo ha potenzialità immense per come riesce a coniugare l’innata orecchiabilità dei propri uncini melodici ad una grande compostezza formale, attraverso l’uso di un elettronica spartana ma vivace ed ad arrangiamenti sommamente eleganti. Il prossimo album potrebbe essere un momento davvero fondamentale per loro e per noi ascoltatori. Perché se è vero che una canzone non cambia la vita cinque brani di questo livello soffiano lontano le nuvole per almeno un giorno, e ancora e ancora.

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