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Quando ti trovi a ricostruire il tuo lavoro daccapo su cinque linee di batteria “riuscite bene”, è perché indicativamente sai quanta importanza abbia l’Antica Arte del Picchiare Duro, almeno di fronte ad un pubblico di spettatori più o meno occasionali. Palchi e palchetti il giovane titolare di questo progetto deve averne calcati tanti, prendendo parte a più gruppi dell’underground della capitale come bassista: e difatti malgrado la buona qualità di registrazione, ai brani di “Eva Anger” (un titolo che è pura punk-genialità) il supporto su disco sta assai stretto. Non è comunque musica di pura potenza: le canzoni ci sono tutte, e le influenze corrono così in libertà -come testimonia il suo My Space- che è difficile districarcisi. Personalmente credo di aver pescato certi Radiohead primi tempi, una linea vocale a cascata presa a prestito da Jeff Buckley, doppiette di chitarre da hard rock inglese, Who e Queens of the stone age ( questi ultimi citati letteralmente nella ghost track ). Ma al di là dei fieri meriti artistici, l’ep di Sterbus è un ottimo scorcio su una scena ancora inesplosa ma già molto attiva sui palchi di cui sopra: si incrociano le strade di formazioni come Sweepers, Jai Division, The Drop, Nuisance, Sospesoa e dei rispettivi componenti, che rendono questo disco un po’ meno “solista” e mostrano un sottoscala romano in autentica ebollizione.