Emirsian – A Gentle Kind Of Disaster

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Aren Emirze, in arte Emirsian, musicista tedesco di Francoforte ma di origine armena, è riuscito a colpirmi col suo ‘A gentle kind of disaster’ nonostante oramai di artisti impegnati nel dibattersi tra atmosfere intime, acustiche e rarefatte ne sia strapieno il mondo. Lode a lui certo, e soprattutto al modo in cui affronta le canzoni: con brevità (quasi tutte sotto i tre minuti, a volte le composizioni sembrano più spunti di memoria che canzoni fatte e finite) e intensità. Un inizio perfetto con Overcome (che rimane una delle tracce migliori), poi il percorso fortemente personale di questo disco dedicato al padre si sviluppa su linee folk rock misclenado dolcezza e amarezza, nostalgia avvolgente e rarefazione mentale: sentitevi la fantastica accoppiata So near / Pure aftertaste, l’ottima Satisfied, le taglienti sfumature elettriche di Nameless.
Personalmente apprezzo ‘A gentle kind of disaster’ un po’ meno quando le origini di Emirsian entrano musicalmente di prepotenza nei pezzi: il finale di Dialogue compromette l’ottima parte precedente, la filastrocca finale in armeno, la straordinariamente lunga ma non altrettanto peculiare Cut the line, e per finire la conclusiva Achtschig sirunag, composta dal padre defunto vent’anni orsono, che ha un forte senso nell’economia e nell’idea del disco ma non fa differenza dal punto di vista musicale e compositivo. Se il recupero delle radici è un elemento innegabile, da un altro lato è allo stesso modo impossibile non riscontrare come l’ombra di Elliott Smith faccia capolino un po’ troppo spesso e in maniera un po’ troppo ingombrante. A parte queste cose da sistemare ma accettabili visto l’esordio, il giovane Emirsian rimane un cantautore da tenere piacevolmente sotto controllo.