the War on Drugs – Wagonwheel Blues

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L’epica Americana in mano agli indi(e)pendenti. Questa è l’ultima e, per una volta, ambiziosa sfida che ha imbarcato gruzzoli di adepti da tutte le latitudini dell’indipendenza statunitense: chiedetelo ai tanti cineasti di laggiù che si dilettano a rifare il look ai Western e al Road movie, o ai fratelli Coen, che a giocare a fare i macCarthisti ci hanno pure guadagnato un oscar!
Sul fronte musicale invece spunta a fagiolo l’esordio di questi the War On Drugs, che arrivano un attimo dopo i Wilco e quasi in concomitanza con i coscritti Hold Steady e Murder By Death.
Dietro ad un nome repubblicano si nasconde un titolo che sa di Kerouac e di boemio, e dietro ad un muro di suono che non fa differenze fra voce e rumore qualcuno ha già giustamente scorto ben altri percorsi: la più classica delle armoniche lancia in fiera volata ‘Arms Like Boulders’ e nella malleabile voce del leader Adam Granduciel non è poi difficile scovare le eco di un notissimo “miagolio” d’autore. ‘A needle in the eye # 16’ poi, sembra l’hammond di Bruce Springsteen mandato in frulla da un distorsore.

Chi dopo l’ultimo valzer della Band di Robbie Robertson aveva voluto scendere, ora e proprio su questo Vagone potrebbe riprendere il proprio viaggio, a patto di accettare una doverosa fermata nella Grande Mela del noise.