Monotonix – Not Yet

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25 gennaio 2011 Drag City Monotonix.com

Give me More

Per chi si fosse perso per strada, ricordo che i Monotonix sono quel gruppo di matti israeliani ubriachi che durante i loro infuocati concerti di punk-garage-roll scatenano la più folle delle esibizioni del rock contemporaneo, lanciandosi dal palco, suonando tra la folla, arrampicandosi ovunque con gli strumenti, smontando e rimontando la batteria nei luoghi più disparati del locale, bevendosi le vostre birre, e sputandovi in faccia “la rappresentazione visiva di un mondo che sembra andare fuori controllo”, come è stato detto di loro. Li muove una voglia senza tempo di coinvolgere il pubblico come parte dello show, che affonda le radici nella tradizione punk e hardcore, ma rivista e corretta in chiave goliardica per i nostri tempi citazionisti. E le canzoni? Già, le canzoni: qualcuno ricorda una canzone dei Monotonix? il fatto è che a nessuno che io conosca interessa davvero cosa suonano i Monotonix, ma a tutti interessa cosa fanno mentre suonano. Così la notizia di un nuovo disco dei Monotonix non può non essere accolta con simpatia, con un sorriso, ma di certo non con un bruciante interesse per il contenuto del disco in questione. Solo che questa volta le cose vanno un po’ diversamente, la registrazione viene affidata al beneamato Steve Albini (che in questi mesi è peggio del prezzemolo), con una missione impossibile: rendere nei suoni l’impatto, la violenza e la follia dissacrante del gruppo dei più simpatici e pelosi casinisti del mondo. Missione impossibile, per i più, che Albini cerca di portare a casa con un’idea precisa in testa: l’harcore-punk e le sue radici.

Perché questo è un disco che suona come un disco hardcore ‘83-85, dal cantato urlato e fuori misura, al look volutamente sottoprodotto e minimale, dalle chitarre in ipersaturazione alla totale insofferenza per qualsiasi forma di correttezza formale. E da questo punto di vista inquadra i Monotonix nel loro miglior vestito. E li nobilita. E pare di vederli scatenarsi e sudare, sentendo questi impasti luridi di voce e di chitarre fare a botte con le mazzate selvagge delle pelli della batteria. Per me, un centro pieno. Bravo Albini e Well done guys!

Intanto qui sotto potete gustarvi la nostra intervista ai Monotonix, realizzata in una piovosa giornata di luglio della scorsa estate nel backstage dello Spazio 211, Torino, durante lo svolgimento dello Spaziale Festival. Enjoy!