John Maus – We Must Become the Pitiless Censors of Ourselves

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28 Giugno 2011 Upsettherhythm.co.uk MausSpace.com

Believer

È un ruffiano John Maus. Lo è sempre stato. Nei suoi album precedenti si poteva odorare il gusto intrinseco che si portava dietro l’americano.  Un amore viscerale e non programmato, ma vissuto dentro la scatola cranica come tra i peli del corpo, verso quel mondo distorto e dilatato, onirico e oscuro, tagliente ed epilettico, che è il suono fra la fine degli anni ’70 e i primi ’80, con una puntatina verso i Jesus & Mary ChainNew Wave, Krautmusik, voci basse e bassi con l’epatite.  Un mood ancorato ad uno stagno in technicolor che riflette un cielo in vhs un po’ tagliuzzato.

E così, la rapidità  kraftwerkiana di Streetlight, o l’incedere simil-Cure di Quantum Leap, ci trasmettono da un’antenna abbandonata nella campagna una colonna sonora personale. Reminiscenze di un’oscurità personale tenuta in un comodino in soffita. Ingenua, tenera ombra, compagna di giochi…

…And the Rain Hey Moon sono la riflessione più melodica e corale dell’album. Una fusione sintetica empatica, che riecheggia su una malinconia cadenzata.  Un momento che prelude alla danza di Keep Pushing On, piccola discoteca in cemento e neon, e ad un salto ritmico che raggiungerà con le finali  Cop Killer, Matter of Fact un nuovo livello di sincretismo  tra voce e synth. Un livello di unione emotiva che riporta ai fasti degli Ultravox e a quello che stanno facendo, seppure in maniera lo-fi, gli ultimi Blank Dogs e i primi Crystal Stilts. C’è un’altra sfumatura però…. Più emotiva che tecnica che ci porta a far differire John Maus dal semplice hype lo-fi o revival new wave. È una cifra personale che sa unirsi ottimamente con la tecnica, tanto da confezionare una conclusione quasi perfetta: Believer.

Dedicata ad un sospiro, ad un sussurro di voce, Believer è un crogiuolo alchemico elettronico , che avvolge una parata stellare, ipnagogica. Chiude il disco senza tagliare, senza concludere, ma solo rimandare…. Come un sogno….

o una seduta psicanalitica…

P.S: ho volontariamente omesso in questa recensione che: 1) John Maus è amico di Ariel Pink. 2) è già al terzo LP, dopo Songs (del 2006) e Love is Real (del 2007). E ora spero converrete con me, che queste non cambiano l’idea romantica che ormai avete dell’album in questione.