Attitudine e Visual: quattro contadinotti degli Appalachi sul palco. Questo è quello che vogliono far credere con le loro salopette di jeans, le barbe, le magliette smanicate, con le loro facce da uomini vissuti e i loro aneddoti da ubriaconi. Uno accanto all’altro, in bella mostra con i loro strumenti: un basso acustico, l’immancabile banjo, una chitarra classica, un mandolino, il violino. In realtà nascondono un’anima hard rock, un cuore da showman e nelle mani l’abilità e la tecnica degna dei migliori musicisti.
Setlist: principalmente gli Ac/Dc per ovvi motivi di origine di progetto e di nome. Ma non ci si ferma qui: Led Zeppelin, Motorhead, Aerosmith, Black Sabbath, Alice Cooper, Queen e un assaggio anche di Beatles e Creedence Clearwater Revival. Un repertorio praticamente infinito a cui attingere (e non è un caso che siano usciti quasi 10 dischi in altrettanti anni) ma tutto suonato ad una velocità incredibile. Power bluegrass hard rock?
Momento migliore: difficile scegliere ma visto l’impatto del pezzo e la risposta del pubblico la scelta cade necessariamente su una Bohemian Rhapsody al fulmicotone.
Pubblico: questa serata bollente nel vero senso della parola (locale pieno, temperatura eltissima, aria respirabile molto poca) ha richiamato un pubblico eterogeneo sia per età che segno orodiscopo: dominano le Barbe, ma non mancano Giacche, Spillette, Dispari, Truci e qualche Robinson. Numerosi soggetti con abbigliamento a tema (camicie a quadretti, cappelli da cowboy) ma si segnalano presenza anche di magliette più sorprendenti (in questa categoria vince la ragazza con la t-shirt dei Bauhaus).
Locura: HS: C’mon, let me hear Hey man! Pubblico: HEY MAN! HS: C’mon Hey man! P: HEY MAN! HS: Halleluja! P: HALLELUJA! HS: Coldplay sucks! P: COLDPLAY SUCKS!
Conclusione: Divertimento assicurato, gli Hayseed Dixie oltre ad essere tecnicamente dei musicisti incredibili sono capace di essere ottimi intrattenitori per cui il concerto si è trasformato in una via di mezzo tra una festa e uno spettacolo vero e proprio in cui le canzoni si sono intervallare a battute, aneddoti e numeri da show consumato (i due fratelli che si sono messi a suonare lo stesso banjo contemporaneamente per dimostrare di essere figli dello storico artista bluegrass Don Reno).
p.s. Le foto non si riferiscono alla data recensita