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13 Settembre 2011 | 4AD | ilovestvincent.com |
Strange Mercy
L’estro creativo è sempre stato il marchio di fabbrica di Annie Clark.
La creatività e la schizofrenia sono divise da una linea molto sottile, e Annie viaggia sempre in bilico tra le due. Il problema è rimanere sempre in qualche modo comunicativi, restare dal lato della fruibile creatività e non cadere nel lato del vile autocompiacimento dell’artista che asseconda solo le proprie devianze.
Quando St.Vincent sforna un disco, la cura dei particolari e lo stile impeccabile e geniale degli arrangiamenti riescono a nascondere i momenti in cui la nostra singer/songwriter vuole stupire solo se stessa per quanto è brava a miscelare stili diversi e risultare imprevedibile. Fatto sta che riesce in tutti i suoi intenti. E quando vuole essere pop scrive singoli come Cruel, che farebbe impallidire sia Madonna che Joan (la donna poliziotto).
La finezza peculiare delle strutture dei pezzi è prova che i soldi spesi alla Berklee School of Music sono stati spesi bene (da quello stesso edificio sono usciti nomi come Blonde Redhead e Dream Theatre).
La sequenza di brani è un viaggio allucinato attraverso degli stati d’animo contorti descritti con testi claustrofobici e arrangiamenti arzigogolati.
La contamination new wave abbraccia l’elettronica sperimentale e il progressive manieristico da synth spremuto fino al midollo.
Quest’album è il manifesto di Annie Clark, che vuole essere riconosciuta per il classico stile St.Vincent. Creare un sound inconfondibile e scoraggiare chi l’approccia per la prima volta, diventando così un vero e proprio monolito dei nostri giorni.