Intervista ai Shearwater: Nelle strade laterali e selvagge dell’Eden…

Siamo appena fuori del Circolo degli Artisti, e abbiamo il piacere di parlare con Jonathan Meiburg degli Shearwater, che suoneranno per la prima volta a Roma, seconda data su tre del loro breve viaggio in Italia.

Ciao Jonathan. È la prima volta che vieni a Roma?
Sì, con gli Shearwater è la prima volta che ci vengo. Per conto mio, ci sono già stato nel 1996 o ’98, non ricordo bene, avevo probabilmente ventidue anni (è del ’76 N.d.R.), in vacanza. È davvero una bellissima città. E tornarci dopo tutto questo tempo è davvero emozionante. Se qualcuno mi chiedesse di tornare a suonare qui con il mio gruppo, anche l’anno prossimo, non esiterei un attimo ad accettare.

Bene, probabilmente ci rincontreremo allora. Riguardo agli Shearwater, com’è nato Animal Joy? Mi riferisco in particolare al sound, sembra molto più sincero e diretto, rispetto al passato? È successo qualcosa? Un’esigenza emotiva? o cosa?
Sincero mi sembra l’aggettivo adatto. Anche per il diretto… Sai, c’è stato un concerto nel quale abbiamo deciso di suonare la trilogia The Island Arc, (il 15 gennaio 2011 al Central Presbyterian Church ad Austin, Texas N.d.R.). tutta in un’unica serata. È stato davvero divertente, è durato più di tre ore. Una volta terminato però mi sono detto “Ok, questa è fatta. Ora dobbiamo tentare un nuovo approccio”.

Un nuovo modo di comporre?
Sì, esattamente. Mi ricordo che poco dopo quel concerto, comprai un nuovo amplificatore, ci collegai la chitarra e suonai a volumi altissimi e… spontaneamente. Mi piacquero così tanto quel suono e quell’approccio, che decisi di portarli nel mio nuovo disco. Inoltre assieme a Jamie Stewart degli Xiu Xiu, feci una registrazione, in tempi davvero brevi, più o meno una settimana, che si chiama Blue Water White Death… uscì qualcosa di davvero strano… eppure fu una cosa piacevolissima. Perché tutto fu spontaneo ed eccitante. Quindi decisi di fare un disco nel quale confluissero tutti i miei sentimenti come mai prima d’ora. Ti rendi conto di non avere solo una mente, ma anche un corpo… voglio dire, che ci sono quei momenti nella vita, nei quali ti senti maggiormente eccitato o spaventato o felice, magari sei innamorato o sei dannatamente triste. In quei momenti provi delle emozioni estreme. E questo è il momento nel quale siamo più vicini al mondo animale, dal quale veniamo e del quale facciamo tuttora parte. Per questo il disco si chiama Animal Joy.

Per questo nuovo LP, avete deciso di cambiare etichetta discografica, passando alla Sub Pop. Perché? E in che modo vi ha aiutato nella produzione del disco?
Il più grande merito che riconosco alla Sub Pop è quello di averci lasciati soli durante la realizzazione del disco. Abbiamo parlato con i produttori delle nostre intenzioni e loro da subito si sono dimostrati entusiasti. Non hanno nemmeno voluto ascoltare per intero il nostro disco prima di farlo uscire definitivamente. Questo mi ha fatto capire che loro credevano davvero in noi. Forse la cosa più importante che un’etichetta discografica dovrebbe fare. Dimostrare sicurezza e fiducia. Prima stavamo con la Matador. Anche loro non hanno mai ascoltato un nostro album prima del completamento, fatta eccezione per questo Animal Joy. Come saprai, prima di pubblicarlo abbiamo deciso di fare alcune demo. Le abbiamo mandate alla Matador e ci hanno rifiutato dei pezzi. Quindi abbiamo deciso di cambiare. Sono contento così perché mi sarebbe dispiaciuto che la mia etichetta decidesse di pubblicare un mio lavoro, quando in realtà non le piace. Invece con la Sub Pop ci siamo trovati immediatamente a nostro agio, perché il nostro lavoro lì piaceva.

Immagino che l’assetto dei vostri live sia cambiato notevolmente (strumentazione, line-up, scaletta ecc.).  Dal vostro punto di vista com’è cambiato?
Effettivamente la line-up è completamente cambiata: Thor e Kim per il momento non sono in tour con noi, nonostante abbiano suonato nel disco. Adesso siamo: Mitch Billeaud alla chitarra e alle tastiere, Lucas Oswald è la seconda voce e secondo chitarrista, Danny Reisch che oltre ad essere il produttore del disco è il nostro batterista, e Christiaan Mader al basso. Ora che tutto si è rinnovato sono molto eccitato di riprendere il tour. Tutto è: Yes! (urla N.d.R.). Non che prima non fossi contento di suonare, ma ogni tanto dimenticavo quale cosa fantastica potesse essere. E loro, i miei musicisti, mi hanno riportato allo stato euforico dei primi concerti. Per quanto riguarda la scaletta ora suoniamo maggiormente i nuovi pezzi. Vogliamo staccarci il più possibile dal passato.

Ogni cambiamento porta a delle conclusioni. Sentite di avere fatto un passo in avanti o no?
Non so come sarà la prossima produzione. Ma ora sono contentissimo di questa nuova energia, e voglio suonare solamente a questa maniera.

E il pubblico come l’ha presa?
Ehm… al pubblico il nostro nuovo lavoro piace… sto incrociando le dita… A me questo nuovo lavoro piace molto e penso che al nostro pubblico sia arrivata la nostra nuova energia. Molti fans mi hanno detto che secondo loro Animal Joy è il miglior disco della nostra discografia. E io ci credo. Speriamo di poterci rinnovare nuovamente.

Ho sempre trovato molto affascinanti i vostri punti di contato con ambientazioni apocalittiche, regni animali, e quant’altro di affascinante riusciate a trasmettere. Per questo Animal Joy vi siete ispirati, o perlomeno, avete sentito l’influenza di un particolare libro, film, o disco? Sia per quanto riguarda i testi, che la musica.
Sai, è curioso che mentre registravamo questo LP ho riiniziato ad ascoltare i Beatles, e non li ascoltavo da quando ero al liceo. Li ho ascoltati molto da ragazzo, ma mi sono accorto di non avergli mai prestato l’attenzione necessaria. E penso che ascoltare alcuni loro album, mi abbia fatto davvero bene.

Immagino, che anche il modo di recepire la musica sia cambiato con l’età.
Sì, esattamente. Ora presto molta più attenzione alla struttura delle canzoni, a come ottenere dei suoni simili a ciò che ascolto. Mi dico “Ascolta quella parte! Senti come suona. È fantastica. Come ci saranno riusciti?”. È da parecchio tempo che faccio il musicista, e penso che cambiare i gusti, maturare un senso critico verso ciò che ascolti e la voglia di scoprire ancora cose nuove, sia ciò che ti fa veramente crescere, e ti dà la voglia di continuare.

Una domanda semi-ironica. Ho notato che tra i vari nomi che ringraziate, sul libretto del disco, a un certo punto (si mette a ridere N.d.R.) appaiono i Resplendent Quetzal e i Blue Jay, che sono due specie di uccelli! Perché?
In parte è solo un gioco, quindi non c’è molto da dire. L’unica cosa è che sono due specie meravigliose: il primo è veramente raro ed è grandissimo, lo adoro. L’altro, il Blue Jay, è molto più comune, ma rimane il fatto che è splendido. Qui a Roma non ne ho mai visti probabilmente non ci sono. Invece ho visto una specie veramente bella, ma non so di che si tratti. Mi documenterò!

Nella quinta traccia, Insolence, ho notato che c’è una sezione ritmica molto particolare, lo stesso suono della batteria, è molto differente rispetto a quello degli altri pezzi. Dal primo ascolto mi ha ricordato molto la musica dei Talk Talk.
Eccellente. In effetti, questo è un pezzo molto particolare, al quale sono anche particolarmente affezionato. Trovo che la sua struttura sia molto interessante. La musica sembra quasi avvolgerti… è uno stato emotivo piuttosto complicato da spiegare. La trovo quasi meditativa. Per questo pezzo abbiamo provato con due batteristi differenti: Thor e Cully e nessuno dei due sapeva dell’altro. Dovevamo decidere chi dei due prendere per la registrazione. E alla fine, tanto per giocare ho sovrapposto le due incisioni, e il risultato mi è sembrato sorprendente.

Per quanto riguarda il tuo setup, hai cambiato la strumentazione?
No la mia strumentazione non l’ho mai cambiata, però ho cercato di ottenere un suono maggiormente rock, un po’ più duro. Tant’è che continuo ad usare la mia fedele Harmony Rocket, mentre per l’amplificazione uso il classico Vox Ac15 o un Fender. Più che altro è successo che stavolta mi hanno lasciato maggiormente libero, quindi mi sono sbizzarrito a ritoccare e a rifinire i suoni durante la registrazione.

Perfetto. Il tour per ora come sta andando?
Andare in tour è sempre qualcosa di veramente strano ma allo stesso tempo meraviglioso. In febbraio siamo stati in Nord America, ed è da tre settimane che siamo in Europa; poi torneremo in America e poi di nuovo in Europa. Ma la cosa spettacolare di questo tour è stata la risposta del pubblico. Sicuramente in questo periodo stiamo facendo i più bei concerti della nostra vita. C’è una energia pazzesca e molto più pubblico. Animal Joy è nato con una perfetta attitudine live.

Benissimo. Adesso vediamo un po’ come risponde il pubblico romano!
Ah, son sicuro sarà un concerto bellissimo. Ora vado a prepararmi… grazie mille per il vostro lavoro. Ciao!

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