Centipede Hz – Animal Collective

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Ho sempre considerato gli Animal Collective un gruppo “per molti ma non per tutti” e questo “Centipede Hz” non fa differenza.

Le loro canzoni sono piatti complessi, molti ingredienti, a volte ben amalgamati, altre volte mischiati a grani grossi. In entrambe i casi sorprendentemente appetitosi.

Io personalmente mi diverto a scomporli per gustarli al meglio, è come aprire in due i “Ringo” per partire dalla crema. Assaporando questo disco si notano le solite melodie orecchiabilissime (e dire che ce la mettono tutta mascherandole con l’eco a farle sembrare un coro di ubriachi). E questa è la crema. Poi viene la musica: basso e batteria procedono spesso all’unisono con incedere perentorio (come nell’iniziale “MoonJock”). Intorno succede il finimondo: carillon elettronici che piacciono tanto a noi (finti)giovani (ad esempio in “Applesauce”), suoni vintage vagamente psichedelici che piacciono altrettanto a noi (finti)anziani (segnalo “Today’s Supernatural”). E poi rumori, campionamenti, dialoghi, ricchi premi, cotillon.

Ecco spiegato il perché del mio approccio “modulare” alla musica degli Animal Collective: i loro album vanno centellinati, bevuti a piccoli sorsi. Tutto d’un fiato potrebbero ubriacare e considerando che ne pubblicano praticamente uno l’anno (9 album in 12 anni senza contare gli EP) il rischio stordimento si farebbe concreto.

Detto questo ora sapete come affrontare “Centipede Hz”, se seguirete attentamente le avvertenze eviterete effetti collaterali e vi ritroverete tra le mani un farmaco miracoloso, pronto a donarvi molte ore di appagante divertimento.

Io personalmente ne sono dipendente.