A Perfect Day Festival @ Castello Scaligero, Villafranca di Verona – 1/09/2012

La mattina del primo settembre il cielo è coperto e Villafranca abbracciata in uno spento grigiore movimentato dal vento che scuote tristemente alberi, bandiere e – ahimé – non risolleva di certo gli animi.
Il timore è quello di passare purtroppo un’altra giornata sotto un’acqua che pare non voglia cessare di rovinare l’atmosfera.

ATTITUDINE E VISUAL: È tutto tristemente annacquato, soprattutto durante le prime due esibizioni cominciate in orario secondo la scaletta. Palma Violets e Vaccines si esibiscono nel momento peggiore della giornata, quando l’acqua si fa invadente e le vendite di impermeabili usa e getta da parte dei napoletani raggiungono l’apice (5 euro per un pezzo di plastica che non ha salvato dal temporale).
I Vaccines, tuttavia, si fanno sentire forte e chiaro, sfruttando anch’essi il palcoscenico per lanciare nuovi singoli che sono stati ben accolti dal pubblico presente. I veri fan non si fermano nemmeno dinanzi al diluvio, e la prova sta nel fatto che nonostante non vi siano cenni di miglioramenti climatici, il pubblico comincia a diventare sostanzioso sottopalco e si mostra interessato ben accogliendo anche i nuovi lavori proposti, che suonano bene, sono tipicamente nel loro stile che riecheggia e porta alla mente i Ramones. Cos’altro aggiungere, quando riesci a tenere inchiodato il pubblico davanti a te sotto un diluvio pazzesco? Chiusa questa parentesi di alternative rock, arriva il momento che personalmente ha dato un tocco di classe all’intera giornata: salgono sul palco i Mogwai. Già dalle prime note il cielo comincia a schiarirsi, quel tanto che basta ad una notte di fine estate per far allontanare le nuvole scure. Il Castello Scaligero si ferma, cala una sorta di innaturale silenzio e sottopalco si crea qualche spazio: i più giovani, forse un po’ spiazzati, si allontanano aspettando i Franz Ferdinand; quelli un po’ più cresciutelli (e ce ne sono molti) si stringono rapiti dalle note di I’m Jim Morrison, I’m dead e Rano Pano. Si comincia a giocare con le luci, si creano vortici blu, poi bianchi e gialli, che irrompono nel buio della serata. E’ un live meraviglioso, nel quale il post rock degli scozzesi sembra l’unica presenza, leggera e fluttuante, nel cortile del Castello: occhi puntati al palco, spesso chiusi per assorbire ogni nota, ogni movimento.
Certo, i re della serata dovrebbero essere i Franz Ferdinand, che ancora non si sono esibiti, eppure dopo i Mogwai si potevan chiudere baracca e burattini: il meglio, effettivamente, è stato dato da loro.

E arriviamo dunque ai Franz Ferdinand. Che dire della loro performance? Fortunatamente è iniziata con un po’ d’anticipo, sicuramente per sfruttare la tregua del temporale. Kapranos arriva sul palco e si scatenano tutti quanti sin dalle prime note. Siamo in dirittura d’arrivo, è l’ultimo gruppo della serata ed il più atteso (anche se questo, dipende dai punti di vista). Sicuramente è stato il live che più ha lasciato l’amaro in bocca. Ma andiamo a capire il perché…

AUDIO: Non ci sono state sbavature durante nessuna esibizione. È stato tutto molto ponderato e l’audio si è sentito perfettamente raggiungendo ogni angolo del cortile. Ma…il live dei Franz Ferdinand mi ha personalmente spiazzata. C’è sempre differenza fra una band che risulta ottima su supporto e che durante i live delude, e loro per me ne sono un classico esempio: mancanza di voce da parte di Kapranos, spesso e volentieri andava fuori tempo rispetto ai musicisti dettando tempi suoi che, diciamo così, stonavano.
La loro esibizione è stata un’esplosione di balli, urla, canti e movimenti da parte del pubblico. Ma non sono una band per la quale pagherei il biglietto di un concerto. C’è chi va ai live per dire “io c’ero”, c’è chi ci va per il gusto di sentire dell’ottima musica: il punto è che loro non hanno suonato.

SETLIST: Da parte di ogni gruppo sono arrivati i cavalli di battaglia, anche se i Vaccines – come preannunciato – hanno presentato anche dei lavori nuovi. Parlando dei Franz Ferdinand hanno aperto con Do you want to, No you girls e Tell her tonight. Dopo una breve pausa, nel classico momento di chiusura, un Kapranos entusiasta chiede al pubblico se vuole ancora sentire qualcosa, ed ecco che arrivano i quattro pezzi di chiusura: Jaqueline, Trees & Animals, The Fallen e This Fire.

MOMENTO MIGLIORE: Quasi scontato a dirlo, ma sicuramente l’esibizione dei Mogwai. In molti erano presenti solo per loro, ed effettivamente è stata un’esibizione intima, quasi religiosa, interrotta solo dagli applausi fra un pezzo e l’altro.

PUBBLICO: Anche stavolta il pubblico è misto, ma questo è ciò che impone la scaletta delle esibizioni. Dall’indie punk-rock folle e pesante dei Vaccines al post rock sognante dei più maturi Mogwai, fino all’indie puro e più commerciale dei Franz Ferdinand. Ergo, dal ragazzo di 16 anni all’uomo di cinquanta ed oltre. E di cinquantenni, in giro, ce ne sono davvero abbastanza: vestiti per bene, con il jeans ed il mocassino, la giacca a vento e l’ombrellino. Con la compatta sotto palco, a fotografare (naturalmente) i Mogwai.

LOCURA: Il mainstage era destinato ai Franz Ferdinand? Possiamo dunque affermare con fermezza che l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo era presente, e che i suoi anni se li porta anche piuttosto bene! Scherzi a parte, fra il pubblico è sicuramente spiccata la figura di un fan vestito in uniforme austriaca dell’Impero, con tanto di occhialetto a lente rotonda e baffo folto all’insù. In molti – chi sobrio e chi no – lo hanno fermato per scattare con lui una foto ricordo. È stato sconcertante constatare la disinvoltura nelle danze e nelle movenze: a tratti, sembrava un personaggio del video di Relax dei Frankie Goes To Hollywood. Ma la mia forse è un’immagine dettata dalle borchie presenti sul cappello da ufficiale…

CONCLUSIONI: A parte la discutibile resa live, c’è da dire che i Franz Ferdinand si sono conquistati in breve una fetta di pubblico che difficilmente li lascerà. È stata una bella giornata, rovinata ancora dalla pioggia, ma che ha regalato momenti di vera maestria nel saper proporre on stage gruppi di tendenza e decisamente cazzuti accanto a vere perle del rock.

Le foto presenti non si riferiscono alla data recensita