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11 Settembre 2012 | Lex Records | Doom Facebook | ![]() |
Il virus più famigerato del rap è tornato. “Virus”, in questo caso, nella migliore accezione possibile, in quanto qualsiasi progetto venga contaminato dalle strofe di DOOM diventa qualcosa di irripetibile. Stavolta a complementare le strofe del leggendario rapper mascherato sono le produzioni di Jneiro Jarel, una serie di escursioni sonore eccentriche, diverse tra loro abbastanza da essere sempre piacevolmente inaspettate, ma soprattutto diverse dall’approccio alla produzione più minimalista tipico del DOOM solista.
Nonostante la notevole varietà sonora, il disco si presenta come un lavoro coerente, il cui filo conduttore sono il flow unico e i testi ricchi di richiami alla cultura e allo slang britannici. Lo spirito “albionico” del lavoro non è circoscritto solo alle liriche: Damon Albarn fa un’apparizione fin troppo fugace in “Bite The Thong” (l’hype legato alla traccia faceva presagire una partecipazione molto più notevole), Beth Gibbons ruba la scena nel ritornello di “GMO”, mentre “Retarded Fren” è una rielaborazione spasmodica e arricchita dell’omonima collaborazione tra DOOM e Thom Yorke.
In tutte le tracce traspare la voglia del rapper di raccontare Londra dal punto di vista del figliol prodigo (nel 2010, dopo un tour mondiale, gli è stato impedito di rientrare negli Stati Uniti, in quanto originariamente cittadino inglese mai naturalizzato, costringendolo ad un duraturo soggiorno londinese), sebbene in rari casi si abbia l’impressione che i riferimenti alla cultura britannica siano forzati, danneggiando in alcune strofe quello spessore lirico che nei lavori passati (Madvillainy su tutti) è stato il fiore all’occhiello dell’emcee dalla Faccia di Metallo.