Ninos Du Brasil @Hana-bi, Ravenna 11/07/2014

ninos-du-brasil-rocklabMagia. Mistero. Energia. Una tettoia a venti metri dalla spiaggia e la luna piena adagiata sul loggione, anche lei accreditata. C’è un anfiteatro composto da balle di fieno poco distante dal palco: il ruspante suggerimento coreografico, rimarrà tale al passaggio del monsone elettrificato messo in scena dal duo. Due batterie come frontman ed un misero tavolo sul quale si scorgono cilindri di cartone – che risulteranno cannoncini caricati a coriandoli fluo Ndr -, bacchette da batterista, e tecnologia varia. I due Ninos sfoggiano maschere cangianti, maglie promozionali nelle quali un pappagallo li sponsorizza, ed un piglio anarchico. Sotto il palco, le gambe partono fin da subito, a seguire il resto del corpo. Un mantra iridato ma deciso, un carnevale di Rio nella Londra del ’77, o nella ‘Frisco Hardcore.

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Fotogrammi di sambodromi visti dall’alto s’insinuano fra le sinapsi mentre ballerine brillantate sculettano su qualche carro indossando maschere a gas. Paillettes, culi, creste, napalm e anarchia. Poi paludi tossiche, di notte, mentre le esalazioni nucleari di una favelas rasa al suolo raggiungono le stelle. Nico Vascellari e Nicolò Fortuni come due sciamani impazziti per i Ramones, saltano, scalciano, s’arrampicano come scimmie suonando di tutto: grondaie, tavoli e muri. Due batterie come estensione fisica, che siano prese a schiaffi, scalciate o suonate con la spara coriandoli: e mentre tutto si colora di quadretti rifrangenti, loro sono ancora sotto quella nube cartacea a sfogare i propri demoni. Un rito in onore di un Dio malvagio ma ironico, libertino. Un’esperienza che i presenti difficilmente scorderanno, chiedendosi: dov’eravamo ieri sera sulle dieci?