Attitudine e visual: Nonostante la debacle cilena Nicolas Jaar ha deciso di venire ugualmente a trovarci nella capitale e s’è portato il suo amico chitarrista Dave Harrington, altra metà della creatura Darkside. A meno di un anno dalla release di Psychic il progetto è riuscito a riscuotere un successo particolarmente cospicuo. La loro elettronica psichedelica Pink Floyd-friendly ha convinto quasi tutti. Musica a parte, l’impatto visivo è indiscutibilmente uno dei loro punti di forza. Ce ne rendiamo conto subito. Nicolas Jaar è il primo a salire sul palco ed inizia a lavorare nella penombra su sample e repeat, avvolto completamente da una nube fumosa, mentre un suono di chitarra scandisce il successivo ingresso in scena di Dave Harrington. A quel punto è chiaro a tutti: lo spettacolo è iniziato. Il riferimento ad atmosfere dark, oltre ad essere il tema centrale del disco, sarà anche il leit motiv del concerto stesso. Al gioco di luci (perfetto anche questo) viene affidato il compito di delineare le fascinose figure dei due protagonisti.
Audio: Spazio 900 è probabilmente quanto di meglio possa offrire Roma in termini di acustica per una serata elettronica (ultimamente l’avevamo notato anche allo Spring Attitude). Il live dei Darkside non può che darne ulteriore conferma.
Setlist: Ad un concerto del genere il concetto di setlist perde buona parte della sua importanza. E’ vero, è possibile distinguere chiaramente i brani del disco (da Freak Go Home in apertura, passando per i vari Heart, The Only Shrine I’ve Seen, fino alla finale Golden Arrow), tuttavia la riproduzione degli stessi è ben lontana dall’essere fedele. Nicolas e Dave aggiungono dettagli, intro, code, e se fossi un tipo avventato potrei spingermi fino a parlare di improvvisazione. In altri termini: si divertono.
Momento migliore: Finita la coda di Freak Go Home parte l’assolo di Harrington che introduce Paper Trails. Il pezzo è probabilmente il più amato pubblico, l’esecuzione esemplare, l’esito finale magnifico.
Pubblico: Siamo sinceri: c’eravamo molto offesi nell’apprendere che le prime due date italiane del duo sarebbero state a Torino e Milano. Probabilmente per questo motivo, malgrado la collocazione infrasettimanale, la partecipazione è stata elevata. Parecchie le persone a Spazio 900, parecchia la consapevolezza del tutto. Segnalo la solita minoranza di urlatori velleitari che, però, considerando il livello medio-alto del pubblico, a sto giro finiscono per starmi anche simpatici.
Locura: Ingenuamente m’aspettavo un live particolarmente tranquillo. Invece la cassa in 4/4, volutamente accentuata durante l’esecuzione dei brani, ha donato un’attitudine più dance al tutto. In molti ballano e alla fine, lo ammetto, anch’io partecipo.
Conclusioni: Credo che potremmo essere tutti d’accordo nel giudicare la serata musicalmente perfetta. Nicolas Jaar è una delle menti elettroniche più illuminate degli ultimi tempi e quella con Harrington è la joint venture ideale. Le maggiori perplessità mi sembra derivino invece dalla durata del concerto (un’ora scarsa) e dal fatto che i due non si siano ripresentati sul palco per i consueti bis (palpabile l’incredulità del pubblico quando le luci si sono accese definitivamente). Ecco, nonostante mi senta di condividere in parte questa delusione, vorrei allo stesso tempo sottolineare che la durata di Psychic stesso è inferiore all’ora e che per uno spettacolo del genere (a metà fra dj set e live) l’encore non dovrebbe essere poi così scontato. Quindi per convincermi della negatività del tutto serve ben altro, ma se fossero saliti di nuovo su quel palco, sarebbe stato bellissimo.