Le Capre A Sonagli – Il Fauno

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Già attivi da una decina d’anni a nome Mercurio Cromo, fu nel 2011, dopo una sacrosanta sbornia, che i nostri cominciarono a ragionare sul cambio di ragione sociale. Saltò fuori per caso, l’immagine di una figura mitologica: una capra a sonagli. Da quel giorno si narra che spesso l’animale mitologico scenda dal suo mondo immaginario per andarli a trovare in sogno. Forse per spaventarli, più probabilmente per ringraziarli, non lo sapremo mai. Le cose però cominciarono a cambiare magicamente per la band, che guidata dal sacro animale riuscì ad imporsi nella finale regionale Lombarda dell’Arezzo Wave; grazie anche al secondo lavoro “SadiCapra” premiato anch’esso come miglior autoproduzione al Premio italiano della Musica indipendente.

Con questo terzo lavoro “Il Fauno” il loro sound, famoso per includere una chitarra classica malmessa e priva di alcune corde, vira grazie ad una sperimentazione vocale inedita per la band. Non solo, si tratta di una vera e propria colonna sonora al servizio dell’omonimo mediometraggio a cura dell’illustratore Dulco Mazzoleni e della “capra” Enrico Brugali. Una storia che concede tanto all’immaginazione ma che chiede al fruitore il proprio apporto, una personale interpretazione. Un concept suddiviso in quattro movimenti e costruito tanto musicalmente quanto a livello visuale. Nulla però è inaccessibile all’interno dell’album, al contrario, sebbene si tratti di un linguaggio spesso viscerale e ancora più spesso bizzarro, l’opera rappresenta un vero e proprio vulcano comunicativo open source.

Lo scenario è quello di una landa sperduta dove nulla è proibito all’umana fantasia. Un cammino variopinto che affoga il Blues in una pozza di fango (Celtic) per poi mutare istantaneamente in salsa Tex-Mex (Ciabalè). Un paesaggio in cangiante divenire capace di materializzare beffardi Demonietti in Lo-fi ( all’organetto) come ancestrali pifferai magici in cerca di creature da schernire. Tutto è ammantato da una coltre psichedelica a tratti schizoide; si tratti di portare al Blues i primi due Meat Puppets per poi farli esplodere in volo, o di portare Bobby solo nel vecchio West.

Un mondo straniante e ben costruito. Un modo bizzarro di condurre i propri suoni verso punti non ben definiti di una mappa musicale olografica, caleidoscopica, unica.
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