TonyLaMuerte OneManBand – La Fine Più Infame

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Vicenza, Mississippi. Dopo lo splendido lavoro a firma Elli De Mon, questo “La Fine Più Infame” di TonyLaMuerte decreta definitivamente lo spostamento della regione veneto nel sud degli States. Il Blues come trait d’union, la testardaggine da Caprone (Tonico) come segno distintivo. Luca Toniolo al terzo lavoro decide di cambiare registro. Via la batteria acustica e dentro Pad e Trigger Machine; della partita anche Drum Machine ed elettronica. Tutto questo per raggiungere nella maniera più agevole possibile quel suono che lui stesso definisce “Bluestronica“.

L’onesta del Blues ed il sudore dell’Hardcore. Litri di sudore, che ad ogni live evocano sempre di più quell’immagine da “martire fisico del Rock’N’Roll”. Oggi però la parola d’ordine diventa: contaminazione. Abbandonato l’estremismo delle prime produzioni, l’artista Vicentino con “La Fine Più Infame” sposta in parte l’obbiettivo dal delta del Mississippi, affacciandosi alla California come alla Berlino degli Atari Teenage RiotBob Log III feat Alec Empire, un delirio.

Oscuro e ondivago, macina ritmiche Blues/Punk ubriache tenute in piedi solamente dai colpi di Drum Machine – I Figli Della Vecchia, Lo Scienziato. Scivola, cade, ride. Bottiglia in mano si lancia alla rincorsa del vecchio bastardo sorretto dal fantasma di Jeffrey Lee PierceQuando La Morte Ti Prenderà. Poi entra al Suicide Circus di Berlino, braccialetti fluorescenti nell’elettro-dance floor: lui ci versa sopra una tanica di cazzutissima intransigenza Blues e la gente lo acclama – Maledizione siberianaIl mendicante. Esce e mendica, maledicendo i passanti come uno sciamano navigato – Attenti alla Macumba. Chiude sfatto, sudato, eccitato, appagato, artefice di un disco che vede sul finale il frutto di un hangover solitario, al limite con lo Stoner, sulle spiaggie di Long BeachIl camion.