Il Parco Certosa di Collegno in provincia di Torino ospita la prima data del Flowers Festival, un cartellone vario e per tutti i gusti nato dalle ceneri di “Colonia Sonora”. Ad inaugurare la manifestazione ci ha pensato Anohni – unica data italiana per il nuovo progetto musicale di Antony Hegarty (Antony and the Johnsons).
Location:
Dopo la chiusura del Festival “Colonia Sonora” il parco grazie questa nuova rassegna è rinato. Il maestoso palco è la prima cosa che salta all’occhio entrando nella location. Un’area ristoro lungo il perimetro e diverse postazioni bar permettono agli spettatori di godersi oltre al concerto anche un po di relax di metà estate. Visuale del concerto buona da ogni postazione soprattutto per i privilegiati dell’area vip del brand partner.
Pubblico:
Se vi capitasse mai di andare a sorpresa ad un concerto e di non sapere chi ci sia sul palco, provate a guardarvi intorno, il pubblico è lo specchio dell’artista e del concerto che verrà. La prima impressione, poi confermata, è che ci sia una sorta di rito intimo pre live: non si sentono nell’aria vibrazioni rumorose, ma tutto sembra ovattato come nell’attesa della comparsa di qualche divinità. Un pubblico timido, intimista, che attende quel momento senza disturbare il vicino pur condividendo lo spazio fisico in modo cosi ravvicinato da sentirne il calore.
Lo show:
In perfetto orario, alle 22.15, si spengono le luci e una musica di sottofondo introduce sul maxischermo la figura di Naomi Campbell, che in un succinto costume nero danza sensuale. Una introduzione danzereccia che durerà 25 minuti, nei quali anche i più timidi accennano ad un applauso spazientito pur di far iniziare il concerto. Alle 22.45 compare sul palco Anohni, completamente incappucciata e con un velo davanti al viso che non permette di vederne il volto, ma poco importa, appena accenna la prima nota un applauso scrosciante darà il via all’intensa ora di concerto che seguirà.
La voce delicata di Anohni ben si amalgama con le sonorità Pop del debutto “Hopelessness” – che verrà eseguito per intero spaziando su tematiche che spesso vertono sull’oppressione e la claustrofobia. Ma se da una parte il volto di Anohni non è visibile, dall’altra il wall alle sue spalle mostra in perfetto sincrono volti di persone che cantano le sue canzoni, volti segnati da sofferenze, da orrori, volti talmente espressivi da entrarti dentro. Lei è coperta ma i visi alle sue spalle siamo tutti noi.
Concerto di grande spessore, un nuovo percorso di un artista che è cambiata negli anni e che sta cambiando anche, probabilmente, il suo pubblico. Ma c’è da sottolineare che non è da tutti saper cambiare pelle lasciando intatta l’intensità emotiva. Da seguire.