Abbiamo riscoperto, specie negli ultimi anni, una dote rara, speciale, preziosa. Qualcosa che avevamo smarrito, o che forse semplicemente non ricordavamo di avere. Correggiamoci subito, quindi. L’oggetto della questione è tutto fuorché una dote rara. Semmai una dote innata. Che ci mette in contatto coi nostri simili, e si alimenta proprio attraverso il contatto con essi. Insomma, parliamo della sensibilità. Fior fior di filosofi ne hanno trattato. E non c’è dubbio che noi affronteremo l’argomento con la grazia e la misura dell’elefante a spasso nel negozio di cristalli. Ma vale la pena tentare. Perché, adesso che abbiamo riscoperto la sensibilità, è bene immortalare questo momento. Non sia mai che ce ne scordiamo un’altra volta! Perciò gridiamolo, bentornata sensibilità! In sella alla carrozza dei social. Che anche loro ci mettono in contatto coi nostri simili, e si alimentano con tutto ciò. Non credete al suo ritorno? Chiedete pure a Fedez.
Lo spunto è recente. Lo riassumiamo in breve. Nell’ultima puntata andata in onda de “Le Iene”, abbiamo assistito a uno scherzo ai danni del suddetto rapper. Che ora, insieme al socio J-Ax, è nella sua stagione d’oro. Perché “Comunisti col Rolex”, l’album che li vede in coppia, vende un casino. E perché il tour in Italia fa sfracelli. Ed è proprio qui che Le Iene hanno colpito. L’inviato Matteo Viviani ha infatti mostrato al povero Fedez dei documenti (contraffatti) che avrebbero provato il suo coinvolgimento in una rivendita illecita a prezzo maggiorato dei biglietti (secondary ticketing). Fedez ha prima sbiancato. E poi, svelata la burla, si è sciolto in un pianto sfrenato, infantile. Già entrato nella storia dei meme. Lo scherzo è stato realizzato con l’aiuto del prode J-Ax (che con Fedez ha fondato la Newtopia, una factory che vanta in scuderia nomi come Greta Menchi o Fabio Rovazzi).
Mentre sto scrivendo, i meme di cui sopra staranno moltiplicandosi come conigli. Non c’è neanche bisogno di dirlo: per la schiera dei sensibili il pianto di Fedez è stato un evento cruciale. Verrebbe da dire uno “spartiacque”. Se non altro abbiamo capito che la sensibilità ha un costo. Per riceverne i benefici, te la devi in qualche modo meritare. Questo ci conforta. E ci fa pensare che la sensibilità sia tornata per davvero. E che sia tornata più forte di prima. Anni di campagne virali con vecchine che attraversano la strada, con uomini soli che fissano tapparelle abbassate, con bambini schiacciati dal bullismo, ci avevano fatto credere che fosse un affare per mammolette, la sensibilità. Troppa bontà stucca, ci vuole più equilibrio.
E se quelli che prima si impietosivano anche solo per la morte di un acaro, o di una zanzara tigre, adesso stanno lì che godono per le lacrime di Fedez, è perché la cattiveria, da qualche parte, dovrà pur uscire. Esorcizzarla, portarla fuori, non può che fortificare la “sensibilità”. Pensate che inferno: una vita passata ad aiutare anziani ad attraversare la strada. A salvare cani abbandonati. A denunciare casi di bullismo. Ad evitare che le tartarughe vengano falciate dai tagliaerba. A stanare preti pedofili. A sgamare farabutti omofobi, razzisti, sessisti. A una certa basta! Un po’ di sano bullismo è fisiologico. E metti anche che la vittima, in questo caso, è uno come Fedez. Un rapper che “fa brutta musica”, e che “guadagna tanto perché ha tanto pubblico pur facendo brutta musica”. Praticamente il male in persona.
“Lacrime, lacrime, lacrime, lacrime dentro” cantava una volta Miro Sassolini dei Diaframma. Ma queste, purtroppo per Fedez, sono “lacrime fuori”. Esposte al pubblico ludibrio dei social. Lacrime che in un certo senso risarciscono gli ingiusti patimenti degli artisti veri, quelli sconosciuti. Gli amabili carneadi che fanno di questa Italietta un paese migliore. I geniacci che lavorano nell’ombra. Campioni nell’arte, e campioni nel piagnisteo da social network. Tema: nessuno capisce la mia bravura. Quelle lacrime sono lacrime di risarcimento. Piangi, piangi Fedez. E scopri che vuol dire la vergogna. Piangi, ché sei pieno di soldi e di fama. Ché a me, per la mia sensibilità, non mi hai pagato nessuno.