Lo Stroncatoio
Un nuovo modo per selezionare la tanta (troppa) roba che esce, per distinguere tra birra e borra: lo stroncatoio, i dischi che fanno schiuma ma non sono sapone.
Anti-Flag – The General Strike
Marzo 2012 – Side One Dummy – Orodiscopo: Truce – Pezzo: The Neoliberal Anthem
Eugenio Lostumbo – Questo disco è come vostra nonna che scureggia: fa ridere e puzza. Gli Anti Flag sono una boyband con la cresta e The General Strike è la colonna sonora ideale per ogni sedicenne liceale coi soldi. Mettiamola così: gli Anti Flag riassumono quanto di peggio è stato assimilato (erroneamente) al punk nell’ultimo decennio, e finiscono per sembrare un incrocio stupido tra i My Chemical Romance e Billie Joe Armstrong. Musicalmente mediocre, il disco vorrebbe fare leva sui testi, ma The Neoliberal Anthem sembra lo sfogo indignato di Barbara D’Urso. Inoltre, vogliono che si sappia che sono arrabbiati e che non gli piace come vanno le cose nel mondo. Però lo dicono nelle interviste, il che fa di loro delle Avril Lavigne meno sorche. SVR: 2-1-1 – totale: 4
Spiritualized – Sweet Heart, Sweet Light
Aprile 2012 – Fat Possum – Orodiscopo: Spilletta, Giacca – Pezzo: Get what you deserve
Alessandro Rossi – Jason Pierce è un uomo che desidera ardentemente fare musica per vecchi. La verità sulle intenzioni del nostro emerse ben presto, più precisamente quando lo stesso Pierce in una recente intervista affermò di aver pensato un disco Pop privo di arroganza e stupidità adolescenziali. La frase, vero anatema per uno che nell’86 se ne usciva con roba tipo “Sound of confusion”, mi ronzò in testa per qualche giorno, giusto il tempo di ascoltare l’opera e capire che Jason Pierce stava davvero creando una risposta all’insonnia, da gustare rigorosamente in cuffia Sennheiser nel caso neanche la valeriana sortisca effetti. Forse, sarebbe stato molto più onesto raccontare ai propri adepti di voler fare un disco maturo, ma nel senso peggiore del termine, non un classico, ma uno di quei lavori fatti da gente a fine carriera capace di far leva esclusivamente sulla propria esperienza ripulendola dall’urgenza, dalla vèrve, dall’ispirazione. Jason odia il rock moderno, odia il fatto che voglia essere giovane a tutti i costi e non capisce quanto questa sua presa di posizione per nulla singolare, nasconda forse (Speriamo di no) la fine dei giochi. Peccato dunque per la trottante “Hey Jane” – Degno di nota il bellissimo video (segnalato anche nell’ultimo videomusic ) –, incrocio riuscito di baldanza Velvettiana (Loaded) e psichedelica Sixties, che rimane una delle poche cose da salvare, in un prolisso delirio di scontatezza Pop-Folk-Gospel da diabete. SVR: 2-1-1 – totale: 4
Paul Weller – Sonik Kicks
Marzo 2012 – Yep Roc Records – Orodiscopo: Spilletta, Giacca – Pezzo: That Angerous Age
Alessandro Rossi – Che anche Paul Weller si iscrivesse al circolo di quelli che scelgono la via “Hi-Tech-Kosmic-Seventies” per risultare più appetibile alle nuove generazioni (o a se stesso) non mi stupisce affatto. Piuttosto vorrei incolpare ingiustamente Simon Reynolds ed il suo Retromania, per aver dato nuova linfa a questi slanci mosci e fantasmagorici di presunta giovinezza. Che Weller stesse attraversando una certa senilità artistica l’avevamo già capito sia con “Wake up the nation” che con “22 Dreams”, ma questo Sonik Kicks (Da notare il vezzo di scrivere Sonik con la “k”) che dal titolo si presenta come un bootleg degli Undertones, alla fine dei giochi assomiglia tanto ad un pasticcio. Dai ritmi Motorik di “Green” passando per le allucinazioni da peyote di “Sleep of the serene” fino al risveglio onomatopeico di “Kling I Klang” – Che non saprei definire altrimenti se non come una: “Marcetta per zingari strafatti” -, l’ascoltatore viene catapultato in un caleidoscopio di riferimenti ben lontano dall’ immaginario Mod del nostro, che potrebbe anche essere un bene, ma qui non lo è affatto. Ci sono momenti in cui ti sembra voler coverizzare i Police ( Con Hannah Andrews alla voce, la moglie ovviamente) ed altri nei quali ti chiedi perché stia suonando come farebbero dei beduini cresciuti a suon di American Rock Radio al Rancho De La Luna (“Around the lake” – “Drifters”). Insomma, passate oltre. SVR: 1-2-1 = 4