Vox Delitto – Potlatch

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Padova, Ottobre 2013. 7 band si consorziano creando il collettivo Sotterranei con l’esigenza di ascoltare e farsi ascoltare. Suonano insieme in uno scantinato – quello dell’oramai defunto metropolis cafè –, buttando le basi di quella che oggi è in procinto di diventare un’etichetta indipendente, con tanto di booking e ufficio stampa. Lo fanno con passione e con dischi di tutto rispetto – ricordate il bellissimo lavoro dei Mondo Naif uscito ad inizio anno? – cercando di mettere la qualità in primo piano.

Oggi vi parliamo di una di quelle fantastiche band fondatrici del progetto: i Vox Delitto. Nati nel 2012 dalla forte passione per il Blues e la Psichedelia degli anni d’oro, crescono all’interno della scena Padovana non disdegnando alcun tipo d’influenza che possa accrescerne la cifra artistica. E così il riffing s’incupisce e la primigenia passione per i sixties subisce un’irrobustimento in termini sonori. Tinte Noise, e soprattutto Stoner Il Mare – si fanno dunque avanti silenziosamente a braccetto con una certa estetica MorriconianaRovine. Lo space rock sul fondale.

Dal loro bandcamp:

POTLATCH è rito e allegoria.
POTLATCH è liturgia dialettica del dono e della sua distruzione.
POTLATCH è euforia dei legami che si disgregano, del nucleo in decadimento, della sfera liquida e rovente.
La figura della deiezione, della liberazione, dello scioglimento. È dissoluzione e dispersione, detonazione e consunzione. Accumulo e dilapidazione, condensazione e rilascio.
POTLATCH è frammento, particola e particella.
È l’atomica che esplode e l’atomica che non esplode, lasciando l’umanità attonita in un pianeta che si riconosce pulviscolare.
POTLATCH è residuo e segno, è geroglifico.
È ustione, è l’hibakusha – allegorizzato e fulminato –, è il guerriero dimenticato che galleggia a fior d’acqua.
POTLATCH è rimosso.
È ricognizione per dispersione, ricomposizione per rovina, nella furia geoclastica e iconopoietica, nell’isterismo.
Azione e reazione, onda d’urto e spinta contraria, arsi e tesi, ritmologia.
Fino alla danza, al girotondo, all’invasamento. Fino all’“immortalità selvaggia”.

Cinque pezzi evocativi, che lasciano emergere liberamente tutto il talento di una band di sicuro valore che seguiremo da vicino aspettando la prova su lunga distanza.