Una line up a dir poco fitta e variegata per il Primavera Sound 2013 di Barcellona, divenuta anche quest’anno la mecca incontrastata di innumerevoli suoni, differenti visioni del rock con tutte le sue disparate contaminazioni di “colori”, dal nero in stile dark wave al caleidoscopio di sfumature psichedeliche.
Il Parc Del Fòrum in tre giorni è stato invaso da un tripudio di persone di tutte le età, compresi dei bambini ben equipaggiati e protetti dall’inquinamento acustico da grandi cuffie colorate, da barbe copiose, maschere, trucchi evanescenti, vestiti oscuri e abiti fluorescenti, da un’onda umana interminabile capace di rappresentare tutti i segni musicali dell’Orodiscopo.
Riuscire a barcamenarsi tra le varie scelte musicali, l’accavallamento di orari tra uno show e l’altro, i vari palchi, il freddo e il vento tagliente (“special guest” e grande presenza che mancava nella precedente edizione) è stata un’impresa ardua, ma interessante e piacevole e abbiamo fatto il possibile per cercare di raccontare al meglio, con immagini e parole, tutte le differenti anime del Primavera Sound, ormai divenuto sancta sanctorum per orde di appassionati di musica.
Tra i tantissimi artisti presenti in cartellone, il primo giorno ha visto come protagonisti: Wild Nothing, Savages, Metz, Dinosaur Jr., The Postal Service, Hot Snakes, Death Grips, Phoenix, Dead Skeleton, Four Tet, Animal Collective.
Wild Nothing
Attitudine e Visual: Jack Tatum e i suoi Wild Nothing sono tra i primi gruppi ad aprire le danze del Primavera Sound sul palco principale dell’Heineken. L’indie pop proposto dalla band che su disco riesce anche a colpire per l’indole scanzonata dalle sfumature shoegaze, sul palco si rivela essere abbastanza noioso e sterile. Il gruppo sembra muoversi svogliato sul palco e non carburare appieno. Il tutto racchiuso all’interno di una performance scialba, spenta e non totalmente convincente.
Setlist: Shadow, Confirmation, Counting Days, Golden Haze, Only Hether, Paradise, Nocturne, The Blue Dress, Summer Holiday e Ride anche se durante tutta la durata del live sembrava che si stesse ascoltando sempre lo stesso pezzo.
Momento migliore: Difficile da rintracciare.
Pubblico: Fan del sound dei Wild Nothing e alcuni curiosi, c’era chi seguiva il live interessato ma molti invece erano visibilmente poco coinvolti e annoiati.

Wild Nothing
Savages
Attitudine e Visual: Le dark ladies Savages salgono sul palco del Pitchfork alle 19:30 e pur proponendo un sound dai risvolti marcatamente derivativi volgendo lo sguardo all’era new wave e punk, colpiscono per carisma e presenza scenica. Vestite rigorosamente di nero procedono graffianti e con grande padronanza del palco anche quando un piccolo problema tecnico su una chitarra mette a dura prova l’intero live.
Setlist: Sono le note dell’album Silence Yourself a prendere vita sul palco
Momento migliore: Sicuramente lo stile intensamente androgino che ha caratterizzato le quattro ragazze durante tutto il live.
Pubblico: Molti i tipi dall’aspetto marcatamente “dark”. Inizialmente poco partecipe e successivamente molto più coinvolto tanto da sostenere a gran voce la band durante il problema tecnico.
Metz
Attitudine e Visual / Audio: Mentre sul palco dell’Heineken suonano i Tame Impala, il Pitchfork vede come protagonista incontrastata l’irruenza scenica dei canadesi Metz con le loro chitarre dal sapore grunge e le ritmiche indie spruzzate di noise. La band concede ai presenti un live incendiario ed energico che si sviluppa carico nelle movenze, negli stacchi di batteria e nelle urla del cantante dal look molto meno rabbioso e più vicino a una figura dall’attitudine nerd, occhiali compresi, rispetto alla veemenza dell’intero live.
Setlist: Sono i brani dell’album omonimo di debutto a essere gli attori principali dell’intero concerto
Momento Migliore / Locura: I numerosi cappelli targati Smint, uno dei tanti partner del Primavera Sound e regalati in giro per il Parc Del Fòrum, lanciati in aria con forza dal pubblico durante la performance.
Pubblico: I presenti non era tantissimi se si pensa all’affluenza più massiccia di altri live, ma sicuramente molto coinvolti dalla performance infuocata proposta dai Metz.

Metz
Dinosaur Jr.
Attitudine e Visual: Il cuore pulsante del rock sempre in balia di rumore e melodia dei Dinosaur Jr. prende vita sul palco del Primavera. Il trio cambia aspetto grazie all’assenza del batterista storico Murph e all’ingresso di un suo sostituto. Il live scorre lineare, forte e preciso; J Mascis con capelli al vento è sempre pronto a regalare i suoi potenti assoli; Lou Barlow fa la sua parte con il suo basso ben piantato; lo standard è qualitativamente alto ma non totalmente carico di quel contagioso strepitio sonoro essenza primordiale della band. Nel complesso un live che si lascia ben ascoltare e dal quale non si può assolutamente prescindere.
Setlist: Scivolano via The Lung , Rude, No Bones, Budge, Watch The Corners, Feel The Pain, Out There, Freak Scene, Start Choppin, Sludgefeast e la cover dei Cure Just Like Heaven.
Momento Migliore: L’intero live in tutta la sua interezza
Pubblico: In tanti a seguire le peripezie ritmiche di J.Mascis e soci
The Postal Service
Attitudine e Visual: A dieci anni di distanza da Give Up, l’ectro-pop dei The Postal Service invade l’Heineken di filiformi luci colorate, scorrendo gradevole e mai invadente con simpatici attimi di sintonia sul palco tra i componenti della band e voci femminili delicate e sibilline. Un concerto dunque mai eccessivo e durante il quale l’elettronica e i campionamenti di James Tamborello ben si sposano alle dinamiche più fragilmente pop del gruppo.
Setlist: Dopo il “Buneas Noches” di Ben Gibbard …spiccano brani come Brand New Colony e Such Great Heights e altri pescati a piene mani da Give Up.
Momento Migliore: Brand New Colony su tutte
Pubblico: Pronto a ballare, a osannare il duo Gibbard/Tamborello e cantare sulle note dei The Postal Service

The Postal Service
Hot Snakes
Attitudine e Visual: Gli Hot Snakes, nati da una collaborazione di lunga data fra John “Speedo” Reis e Rick Froberg, prima insieme nei Pitchfork e poi nel math-rock dei Drive Like Jehu, vengono dalla California e portano sul palco dell’ATP una ventata di furore post-hardcore infettivo. Suoni carichi e pulsanti dunque sprigionati in tutta la loro interezza sul palco scarno e riempito esclusivamente dalle loro ritmiche potenti.
Setlist/ Momento migliore: Una setlist che pesca a piene mani dalla discografia della band con particolare forza e contagio dirompente. Ed è il live che viene così vissuto tutto d’un fiato con particolare e personale predilezione per Suicide Invoice.
Pubblico: Intensa e interessante è stata l’interazione tra la band e il pubblico sempre più coinvolto brano dopo brano e spinto nel vortice selvaggio del pogo.
Death Grips
Attitudine e Visual: Il buio…e in lontananza si intravede una figura incappucciata e poi una sagoma nera con una stella a cinque punte tatuata sul petto che salgono sul palco dell’ATP. Stefan “MC Ride” Burnett e “Floatlander” Andy Morin alla consolle, senza Zach Hill alla batteria, danno così il via a un live crudo e d’impatto attraverso l’aggressività del loro experimental hip hop duro e aggressivo. Stefan “MC Ride” Burnett urla e si dimena muovendosi come un serpente sulle note di bit elettronici ben livellati tra loro da “Floatlander” Andy Morin, mentre trip di bassi esplodono dalle casse entrandoti fin sotto pelle (prerogativa questa di quasi tutti i concerti ascoltati qui all’ATP).
Setlist /Momento Migliore: Una setlist dirompente che scorre veloce quasi fosse un intero, interminabile, violento e oscuro brano
Pubblico: Fomentato, invasato e pronto allo stage diving più brutale
Phoenix
Attitudine e Visual: Pur non riuscendo a entrare ugualmente nei gusti musicali della sottoscritta anche dopo questo concerto, i francesi Phoenix risultano decisamente meglio live che in studio, restituendo sul palco dell’Heineken un buon live, preciso e pulito per una presenza scenica e un apparato scenografico ben assestato.
Setlist: Tra i brani proposti Long Distance Call, Entertainment, The Real Thing, Lasso, Liztomania, Don’t e Rome
Momento Migliore: J. Mascis che sale sul palco a chiudere il concerto
Pubblico: I Phoenix richiamano gran parte del pubblico pronto a una festa di canti e balli, mentre tra le prime file qualcuno fa bolle di sapone rivolte al palco.

Phoenix
Dead Skeletons
Attitudine e Visual: È il vice a ospitare la cerimonia, mentre uno scheletro appare su un maxi schermo e subito si tramuta in immagini dai colori caleidoscopici. Sul palco viene così officiato il rituale psichedelico degli islandesi Dead Skeletons fatto di mantra ciclici e strutture compositive lisergiche mentre Jón Sæmundur, come uno sciamano contemporaneo, accende candele e incesi inebriando il pubblico presente.
Setlist/Momento Migliore: Sono le malie spirituali e ascetiche dell’album Dead Magik a entrare nella mente e nell’animo dei presenti come attimi evocativi di vita e morte, unica magia lunga un intero live.
Pubblico: Non numerosissimo ma ben attento a carpire i messaggi musicali proposti dalla band e letteralmente assorto dal live quasi come se fosse entrato in una sorta di trance mistica.
Four Tet
Attitudine e Visual: Kieran Hebden, in arte Four Tet sputa nella notte del Pitchfork Stage la sua elettronica minimale e le visioni generate sono forti e intense, ogni bit propagato dal palco riesce a incantare gli amanti del genere.
Setlist/ Momento Migliore: Il mix proposto da Kieran Hebden fonde sapientemente IDM e dub su pennellate di elettronica colta fusa a un calderone di elementi jazz, techno e afro per un concerto trascinante dall’inizio alla fine
Pubblico: In tanti a ballare dolcemente nella notte spagnola con l’elettronica di Four Tet

Animal Collective
Animal Collective
Attitudine e Visual: Una scenografia gonfiabile di denti e bocca dalle labbra color arlecchino fanno da contraltare al live degli Animal Collective. La giostra psichedelica della band non sembra però decollare a dovere anche se nel complesso il live scorre veloce.
Setlist: I Think I Can, Today’s Supernatural, Wide Eyed, Applesauce, My Girls, Monkey Rihces e The Purple Bottle
Momento Migliore: Mancano momenti di particolare intensità live
Pubblico: Una folla molto coinvolta soprattutto durante le esecuzioni live di My Girls e Today’s Supernatural.
Questa prima giornata si conclude così a notte inoltrata dando quasi il buongiorno al mattino.