Cloud Control – Dream Cave
Animali insoliti o band vicino alla svolta? Il ritorno dei Cloud Control convince ma non troppo: il solito dilemma tra poliedricità e anonimia.
Animali insoliti o band vicino alla svolta? Il ritorno dei Cloud Control convince ma non troppo: il solito dilemma tra poliedricità e anonimia.
Questo terzo album della band di Leeds dà l’impressione di durare troppo, e non è mai una bella cosa. Neanche l’ottima ritmica riesce a vivificare un po’ la situazione, ma gli amanti dell’indie domenicale magari apprezzeranno.
La performance mancuniana del trio canadese era un’opportunità che l’Ufficio Relazioni Internazionali di Rocklab non poteva lasciarsi scappare: in quale altro pertugio dello spazio-tempo sarebbe potuto succedere di presenziare ad un concerto sfascione in un posto che sembra il salone di tua nonna?
Gli Is Tropical hanno fatto tappa a Roma aprendo la rassegna ‘Euphoric’, e non ci è parso vero di poterli finalmente deprecare dal vivo. Al frontman Simon Milner abbiamo fatto qualche domanda semiseria giusto per capire fino a che punto ci saremmo dovuti preoccupare. Il risultato? Neanche troppo, guardare per credere.
La devastazione psico-fisica sta bene su tutto e in ogni decade, e in questo secondo disco gli Holograms ci sguazzano che è una bellezza: piccoli svedesi crescono. E crepano i muri.
Il quartetto di Brooklyn ha fatto tappa nella Capitale con molte buone intenzioni, ma le aspettative si sono rivelate superiori alla realtà. Un concerto godibile, ma un po’ low profile per Payseur e soci, che hanno comunque potuto contare su un ottimo repertorio e sul fascino mistico tipico dei gruppi della Captured Tracks.
Stuart McLamb ha smesso di lagnarsi della sua ex-ragazza che lo ha lasciato brutalmente e, arrivato al terzo disco, comincia a fare sul serio: niente più lo-fi, solo produzione ricercata. Ma tra poliedricità e vaghezza non ha ancora trovato la cifra della sua unicità.
Quarto album per il quartetto di Glasgow più veloce del West! Probabilmente non sarà ricordato come il miglior disco dei Franz Ferdinand, ma quello che conta è che sia un disco dei Franz Ferdinand.
Il disco dell’estate…a Manchester: Reverb+Delay e tanta m-anhedonia per un disco in cui supremo e infimo si incontrano. Verrebbe da appassionarsi a quello che i M O N E Y hanno da dire, ma magari non ne sarebbero neanche contenti.
Il ritorno degli Is Tropical che non ti aspetteresti, cioè esattamente quello che ti aspetteresti: il trio alfiere dell’indie-pop-disco made in Kitsunè alle prese con la futilità esistenziale. Insomma, sangue&tette&culi completano il quadretto del tipico gruppetto wannabe sfascione che in realtà è molto conservatore, seppur con molto stile. E quindi l’obiettivo degli Is Tropical è raggiunto, e intanto Adorno rimane morto.
Un’orchestra di 75 elementi, tanta eleganza pop e una barba fantastica: ecco il primo disco solista di Andrew Wyatt, tra aspirazioni casalinghe e scaltrezze da super produttore.
Accusa e Difesa si scontrato per il ritorno gli Editors o meglio di Tom Smith… Un disco che farà sicuramente discutere, più di un occhiolino strizzato verso l’alternative americano. Operazione commerciale per cercare di fare conquiste oltreoceano oppure scelta lungimirante? A voi la scelta, votate, votate, votate.
Rieccoci con le nostre stroncature senza appello. Stavolta rinviamo al mittente l’irritante esordio degli Irlandesi Funeral Suits e un poco convincente tentativo di plagio del compianto Elliott Smith che risponde al nome di Harper Simon.
A leggere che per questo disco Deez si è ispirato a Hendrix si può gonfiare la vena del “chemminchiadici”, ma detta da uno che improvvisa certi balletti sul palco (e ostenti questa capigliatura) questa è solo un’allegra sparata.
Sotto le languide chitarre reverberate e il cantato trasognante, si agita l’inquietudine dei ritmi serrati e asciutti dei Beach Fossils. Un altro gioiellino conturbante della scuderia Captured Tracks, in conclusione, con la giusta dose di decadentismo e frivolezza.