Nick Cave & the Bad Seeds – Nocturama

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L’oscurità, affascinante e seducente, da sempre musa ispiratrice della mente e del cuore di tanti peti, che da lei traggono i loro sublimi versi. E Nick Cave, coi suoi Bad Seeds, è da sempre uno di questi: un artista che è diventato una vera e propria icona, uno dei maudit del rock, capace di regalarci un gran numero di capolavori in serie e di ammaliarci ma allo stesso tempo turbarci col suo inconfondibile stile notturno e inquietante, a tratti aggressivo, cattivo, ma allo stesso tempo capace di un intimismo delizioso, intriso di malinconia e pessimismo. Il sole non sembra sorgere mai nelle sue opere.
Eppure in questo suo ultimo “Nocturama” la grande svolta è arrivata, Cave sembra come aver avuto una sorta di “illuminazione”, come possiamo già vedere dal suo volto in netto controluce in copertina. Questa sua dodicesima release ufficiale ha tutte le credenziali per lasciare di stucco molti fan – a partire dal sottoscritto – in quanto il cambiamento di direzione impresso dall’ex Birthday Party è a tratti davvero stucchevole, e richiede un ascolto davvero approfondito.
L’album si apre con “It’s a wonderful life”, subito una ballata d’impatto, a tratti simile alla celeberrima “As I sat sadly by her side” in cui Nick al piano si esalta in tutte le sue capacità drammatiche riuscendo ad essere subito emozionante, con un pezzo amaramente ironico ma in cui si intravede un barlume di speranza.
“He wants you” ci mostra ancora un artista in vena, qui ispirato come non mai da Cohen quello che reputa il suo più grande maestro, il grande Leonard Cohen, del cui “Songs of Love and Hate” disse: «Ero molto giovane, e credo che questo fu il primo album che ebbe davvero un effetto su di me. In passato ascoltavo solo i dischi di mio fratello. Mi piaceva ciò che a lui piaceva, lo seguivo come una pecora. Leonard Cohen fu il primo autore che scoprii da me. È il simbolo della mia indipendenza musicale.», in una splendida ballata per pianoforte e violino; sembra proprio che ci attenda un album di ballads – non tetre come il classico “Murder Ballads” – ma non sembra male come prospettiva, anzi, la traccia numero tre “Right out of your hand” è un gioiellino per dolcezza e atmosfere romantiche e delicate che mi ha ricordato a tratti Neil Young.
“Bring it on” di primo acchito mi lasciò abbastanza indifferente, ma dopo averla riascoltata meglio posso dire a ragione che può rientrare a pieno diritto fra i migliori pezzi del nuovo corso di Nick Cave, la cui nuova carica positiva è esaltata dalle musiche quasi country rock! Andando avanti dopo qualche attento ascolto in quest’album si trovano dei notevoli motivi d’interesse: “Dead man in my bed” è una canzone che sembra volerci portare indietro nel tempo, con un Cave scatenato alle vocals – praticamente urlate – e il chitarrista Blixa Bargeld intento a tirar fuori granitici ed esaltanti riff dalla sua chitarra, in un pezzo che sicuramente farà scintille in sede live!
Ancora pianoforte e violino ad accompagnare la voce in una “Still in love” che ancora colpisce per l’interpretazione magistrale ed emozionante di uno dei più commoventi testi che abbia mai visto scrivere da questo grandissimo artista.
Non male “There is a town”, altra ballad notevole anche se non all’altezza delle precedenti, e lo stesso discorso vale per “Rock of Gibraltar”, mentre “She passed by my window” è un’altra ballad romantica in cui il nostro australiano preferito tira fuori tutti gli assi nella manica per colpire al cuore il suo pubblico.
Il disco si conclude nella maniera più inaspettata: “Babe I’m on fire” è infatti una canzone di oltre 14 minuti… ma che canzone? È una filastrocca, una jam, una sarabanda totale in cui Nick e i Bad Seeds si scatenano nel delirio più totale! Impossibile non esaltarsi sentendola.
Si chiude così questa recensione: a dire il vero è stato inizialmente difficile farsi un’idea su quest’album, l’«illumazione» di Nick Cave ci ha restituito un artista diverso da quello che conoscevamo, stupendoci con la sua (ri)trovata positività, e il consiglio che posso darvi è di prendervi quest’album ed ascoltarlo con molta attenzione, senza cadere nell’errore (che stavo facendo) di un giudizio affrettato: troverete ancora una volta uno splendido album capace di emozionarvi e, almeno in tre pezzi, di farvi letteralmente saltare!