Morte Macabre – Symphonic Holocaust

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L’artwork non sembra lasciar dubbi: quello che sto per recensirvi promette di essere un album inquietante, e così in effetti sarà. Morte Macabre, un monicker lugubre dietro al quale si cela un progetto interessantissimo, con membri di Anekdoten (Niklas Berg e Peter Nordins) e Landberk (Stefan Dimle) che in questo “Symphonic Holocaust”, uscito nel 1998 per la Mellotronen Records, rielaborano alla loro maniera sei temi che hanno costituito più o meno celebri colonne sonore di alcuni film horror, più due pezzi “nuovi”.
Tentare di definire quest’album è impresa assai ardua: con le loro sonorità di chiara ispirazione prog anni ’70, e ancora inevitabile è il paragone coi King Crimson di “Red”, un tomo fondamentale nella crescita musicale dei geniali Berg e Nordins, che sembrano aver voluto proseguire una delle tante vie percorse da Robert Fripp, attualizzandola prima come Anekdoten e poi in questo lugubre intermezzo a nome “Morte Macabre”.
Quest’album è un viaggio nell’oscurità più totale, anzi, un vero e proprio trip in un universo sonoro ora armonioso e morbido, ora terribilmente dissonante e angoscioso, fra mellotron e violini. Un viaggio che si inaugura con la riproposizione di un tema horror made in Italy: “Apoteosi del mistero” di Fabio Frizzi, colonna sonora di “Paura nella città dei morti viventi” di Lucio Fulci, regista cult non solo al nostro paese ma in tutto il mondo, un pezzo dalla melodia agghiacciate che da subito ci mostra come questo non sarà un ascolto semplice, impossibile ascoltare queste note senza restare minimamente scossi.
Notturna e sinistra coi suoi suoni che interrompono un silenzio glaciale scorre la prima traccia firmata “Morte Macabre”, una “Threats of Stark Relity” che definirei “instrumental ambient” e comunque assai debitrice alle soundtrack più tipiche dei film horror, un pezzo breve che fa da introduzione alla riproposizione di “Sequenza ritmica e tema”, sempre composta da Frizzi e colonna sonora di un altro film di Fulci intitolato “L’aldilà – e tu vivrai nel terrore”, con mellotron agghiaccianti che danno vita a un vero e proprio incubo da cui possiamo sperare di liberarci presto… ma cosa ci attenderà dopo? Il nome del polacco Krzysztof Komeda probabilmente non dirà alcunché a molti ma l’intro cadenzata con le note del basso di Nicklas ci suggerisce che “qualcosa di sinistro sta per accadere”, come diceva un altro famoso film, almeno finché inizia quella terribile “la la la la la…” che ci riporta alla mente un film storico intitolato “Rosemary’s baby”.
Con il quinto momento – penso che il termine calzi maggiormente – di “Symphonic Holocaust” constatiamo con certezza che a questi svedesi il cinema horror italiano, spesso assai svilito dalla nostra critica, piace eccome! “Quiet drops” dei nostranissimi Goblin è un pezzo con un gradevolissimo sottofondo di chitarra acustica dall’atmosfera semplicemente rilassante e fortemente emotiva: non ho mai visto “Buio Omega” di Joe d’Amato di cui “Quiet drops” era uno dei temi, ma sentendo queste piacevolissime note stento davvero a credere che si trattasse di un horror che un sito straniero mi definisce “a gory necrophiliac shocker”.
La breve “The Photosession” di Riz Ortolani è tratta da quello che stando alla critica è forse il più censurato film horror/splatter mai realizzato, il truce “Cannibal holocaust”; la delicata “tThe Photosession” col suo sound avvolgente e morbido sembra quasi volerci cullare ed è tratta da “Golden Girls”, film (?) che segnalo per dovere di cronaca perché non riesco a trovare alcuna informazione su di esso.
La lunga suite “Symphonic holocaust” ripropone nei suoi quasi 18 minuti di durata un pò tutte le atmosfere che abbiamo avuto modo di saggiare, in un crescendo totale, fino alle finali, spettrali distorsioni e loops, che ci annunciano la fine dell’incubo lasciandoci senza fiato.
Un album su cui non si può che dare un giudizio assolutamente positivo, capace di rapire e suggestionare l’ascoltatore coi suoi suoni da incubo frutto del lavoro di artisti di assoluto livello. Se già avete avuto modo di apprezzare alcuni dei film o questo genere di album, “Symphonic holocaust” fa per voi.
L’unico problema è, purtroppo, il fatto che quest’album è praticamente irreperibile anche d’importazione, fu ripubblicato in poche copie dalla Musea e sono andate ormai esaurite. Nel caso la recensione vi avesse convinto e vi metteste alla ricerca, buona fortuna…