Mugison – Lonely Mountain

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Chi è Mugison, support per il tour europeo del 2004 dei Mùm?
Spinto da tale domanda sono andato a recuperare Lonely Mountain, album uscito verso la fine del 2003 per la semisconosciuta Lifelike.

Ma partiamo dall’inizio, Mugison è un’islandese appassionato del folk delle chitarre acustiche e delle melodie semplici. Ma sembra che in Islanda non si possa davvero fare a meno dell’elettronica…
Questo da un lato potrebbe sembrare un danno, ma -non si spiega ancora scientificamente come- gli islandesi hanno un tocco magico, quella predisposizione innata, quella magia che li porta a mischiare senza alcun problema una steel guitar con un tappeto elettronico, una voce altamente distorta su una base folk, una pioggia di synth su una ballad e il tutto sempre con un risultato ottimo.
E Mugison gioca quindi con le chitarre, con questo “dono” che in quanto islandese non si esime dall’avere, e con i suoi “accidental sound”, ovvero ilpiacere di giocare con i suoni casalinghi che lo circondano, come lo scricchiolio delle sedie su Poke a Pal e i suoni che si provocano facendo un caffè la mattina (Mugison Psychedelic Breakfast?)

Come avrete capito per me questoLonely Mountain è un piccolo gioiello, uno di quegli album che non cambierà la storia della musica ma propone un mix di musica perfettamente riuscito che crea, nel suo piccolo, uno stile abbastanza personale.
Ci sono ballad malinconiche alla Eels che rimangono sospese tra lo spazio creato dai reverberi/chorus e gli scricchiolii e i fruscii che riportano alla mente l’artista nel suo studio, concentrato nella sua musica (Poke a pal), ma anche pezzi in cui Mugy sembra aver rapito Tom Waits per fargli incidere una canzone solo per il puro piacere di disintegrarla con effetti sovrapposti (fermo restando che questa I’m On fire rimane il punto più alto e struggente del disco).
C’è quel non so che di Mùm nelle batterie e nei suoni spezzati (l’iniziale cy e probably) e quelpiacere dell’acustico che va tanto adesso.
Lonely Mountain è fondamentalmente questo.Un album acustico di un folk sporco, che occhieggia tanto a un pop alla Okkervil River, quanto ad un piccolo omaggio ai Beatles (Mugison si è dichiaratamente ispirato alla slide guitar di Harrison in Pet), filtrato attraverso synth, drum machine, qualche computer e l’umore stesso di Mugison, che ondeggia tra una follia alla Beck vena malinconica alla Sigur ros.

…Stì islandesi!
Tanto semplici quanto originali, tanto tranquilli quanto lunatici, tanto normali quanto tutti dannatamente genialoidi…