Stone The Crows – Ode To John Law

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Uno dei gruppi ingiustamente dimenticati dalle svariate opere di rivalutazione di certa musica degli anni 70, gli Stone The Crows, tornano a suscitare l’interesse degli appassionati grazie alle opere di ricerca di Repertoire e più recentemente di Akarma. Il rock viscerale della band della scozzese Maggie Bell, una delle più grandi voci della storia del rock con l’unico limite di somigliare troppo alla mitica Janis Joplin, parte dalle forme ingenue dell’esordio omonimo, per approdare a tonalità psichedeliche ben espresse nel secondo “Ode to John Law”, di cui andremo a parlarvi. Caratterizzata da un rock blues effervescente, colorato da organo hammond e dalla ricca chitarra di Les Harvey, una delle più sottovalutate del rock tutto, e pregna di tonalità hard rock, la vibrante “Sad Mary” si appresta ad aprire il disco. Dopo lo spumeggiante inizio la canzone rientra in lidi più pacati toccando suggestioni psichedeliche nell’impiego della chitarra e dell’organo, mentre la voce di Maggie si incunea in amabili escursioni soul. Di sicuro effetto lo stacco strumentale finale, in cui la chitarra si muove tra disegni accattivanti su una base pulsante di ovvio rimando psichedelico. Sulle solite linee stilistiche sembra poggiarsi la successiva “Friend”, con la voce di Maggie e la chitarra di Harvey ancora in rilievo. Primo momento memorabile, non che i precedenti non lo fossero a dire al vero, in “Love”, una composizione strutturata su un ritmo sincopato colorato da piano elettrico e da uno squisito lavoro di chitarra di chiara estrazione blues, che creano i giusti spazi alla straordinaria Maggie Bell, qui su livelli addirittura storici. Nella parte centrale si fa largo pure una eccezionale attitudine a certe fughe strumentali che richiamano alla mente le improvvisazioni dei Grateful Dead e dei Pink Floyd, questi ultimi chiamati in causa dallo stile chitarristico di Harvey. L’immediatamente successiva “Mad dogs and englishman” ci rivela l’animo più accessibile della band, attraverso un rock effervescente e malizioso, qui su livelli da hit single, ribaditi dalla bella ballad “Things are getting better”, dal vago sapore soul per quel che riguarda le vocals. Ancora grandi suggestioni nella title track, cosmica e sperimentale per certi giochi di organo e chitarra davvero deliziosi, che sfociano alla lunga in sognanti deliri psichedelici.
Nonostante non sia il loro disco più famoso, “Ode to John Law” è di gran lunga il più riuscito come livello di composizione. Il successivo “Teenage Licks” porterà il nome Stone the Crows nella bocca di molti appassionati, grazie anche all’oculato lavoro in fase di produzione di Peter Grant, famoso per i suoi trascorsi con i Led Zeppelin. Purtroppo gli Stone The Crows perderanno durante una performance il loro chitarrista Les harvey, folgorato da una scarica elettrica del suo amplificatore. Questo tragico evento condannerà la carriera artistica del gruppo, che ben presto si scioglierà. Ci rimangono alcuni dischi davvero eccezionali, che meritano una attenta rivalutazione, tra cui questo straordinario “Ode to John Law” che ci sentiamo di consigliare a tutti gli amanti del buon rock.