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Fondamentale in Laghetto è la comunicazione. Detto questo, Pocapocalisse tempera musiche e testi e riempie il disco di angoli. Potrebbe anche finire qui la recensione di questo lavoro, poiché l’entità Laghetto è di per sé il solito pastone di noise americano stile Refused, molto hardcore che a volte non può non ricordare i Fugazi (rimandiamo al giro di basso del Conguaglio per eventuali disaccordi) e un po’ più di metal che non fa mai male, destrutturato molto più che in passato tanto da arrivare a scimmiottare le composizioni in suite – quattro movimenti che prendono le mosse da uno sketch a mo’ di auto-recensione fino a lidi addirittura post hardcore, che non fanno fatica ad approdare ad inquieti universi elettroacustici e perfino a confini targati Dillinger Escape Plan. Tutto il resto spetta alle parole, ed è ancora da decidere se colpiscono più loro o la musica, che di per sé è la cosa migliore che poteva capitarci in Italia in ambito estremo. Poco altro da aggiungere, se non che il lavoro secondo di Laghetto è pura materia situazionista e sfrontata (rimandiamo qui invece all’invettiva di Lebbra Is The Reason), tanto da inserire addirittura un violino in un contesto puramente hardcore. Piccolo capolavoro e consiglio di acquisto IMMEDIATO.