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…E così verso la fine dell’autunno gli otto spiritelli uscirono dall’indiebosco australiano per regalare a chi ha la voglia di ascoltarli questo “In case we die”, un po’ perché fa freddo e un po’ perché non si sa mai. Ascoltando questi quaranta minuti di giocose note non si può che venire toccati da un’insolita allegria, un senso di pace e dolcezza perché da quel bosco fatato escono questi suoni, capaci di dare il sole ad una giornata piovosa, e se il sole c’è già invece riesce ad essere più luminoso. Un disco strano, originale e che ha la grande capacità di essere semplicemente bello nella sua luce. Brani come “Wihsbone” con la sua orecchiabile cantilena che sembra quasi la sigla di un cartone animato anni ’80, o la seconda traccia “It 5” con quell’armonia gioconda non possono lasciare indifferente l’estasiato ascoltatore. Una gioia che esce dalle casse dello stereo e deliziando le orecchie sale a cullare la mente. Le dodici tracce di questo album sono tutte ugualmente sfiziose per questa incredibile capacità di allietare, e mai parola suona meglio per descrivere la caratteristica principale di un album. La conclusiva “What’s in store” riesce già a dipingere sul pentagramma i colori della primavera, un “arrivederci” che gli Architecture in Helsinki lasciano all’ascoltatore con grazia e leggerezza per chiudere un album splendido da sentire a mente libera per apprezzare una delle migliori realtà indie moderne e che la gioia sia con voi perché alla fine è solo un bellissimo gioco… spero non duri poco.