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Quattro anni d’attesa, un periodo decisamente lungo che mi aveva fatto temere per le sorti dei Canaan, una delle migliori realtà italiane in ambito dark e doom, che con l’ultimo album “A Calling to Weakness” aveva dato vita al proprio capolavoro, caratterizzato da un malinconico e struggente lirismo. Finalmente, dopo una lunga gestazione è giunto l’album dell’atteso ritorno e la band ha cambiato pelle, ancora una volta. Un uso dell’elettronica più marcato, alle soglie dell’ambient più glaciale ed estrema del gran maestro Peter Andersson aka Raison d’Etre, un mood ora opprimente ora rassegnato in cui anche i brani più autunnali paiono un barlume di vita, in mezzo a questo deserto di ghiaccio. Questi gli elementi che balzano subito all’orecchio ascoltando “The Unsaid Words”, un album composto di musiche e voci gelide e taglienti, eppure fragili allo stesso tempo. I Canaan sembrano aver preso ispirazione anche dall’ultima, eccellente release dei Monumentum e in questi quattro anni sono riusciti a cambiar pelle senza per questo perdere d’intensità, sia per quanto riguarda le musiche, sia per le liriche, che ancora una volta alternano brani in inglese ad altri in italiano. Molto articolata ancora una volta la struttura dell’album, con una serie brani strumentali a fare da prologo/contraltare a quelli cantati. Nonostante la durata di oltre 70 minuti, l’album non presenta alcun momento di calo, risultando solido in ogni aspetto, complice una produzione ancora una volta di ottimo livello, atta a valorizzare la ricchezza di sonorità che caratterizza quest’album, nel quale possiamo trovare il dark a braccetto con l’ambient, flirtando col doom, rievocando ancora atmosfere tribali, trip-hop e via dicendo. Il tutto in questa fredda via dolorosa, nella quale s’intravede un tenue raggio di luce solo verso la fine, quando la notte polare sembra volgere al termine e il cuore pare riprender vita. C’è di che esser soddisfatti ascoltando “The Unsaid Words”, poiché i Canaan sono riusciti a confermare i propri intenti e la propria maturità artistica, ponendosi sicuramente fra i gruppi di riferimento nell’ambito della scena dark italiana, alla quale un album di questo livello mancava da parecchio.