Merz – Loveheart

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Ebbi occasione di vedere Merz poche settimane fa, di supporto a dei deludenti Earlies, rimanendo molto positivamente colpito da questo poco prolifico cantautore, anche se sarebbe meglio definirlo una vera e propria one man band, vista l’impressionante mole di strumenti che gestiva solo soletto sul palco dello Zero Music Club. Personaggio schivo e poco noto, in realtà Conrad Lambert – questo il suo vero nome – ebbe il suo momento di gloria nel 1999, firmando un contratto con la Sony e guadagnandosi estimatori di lusso come Chris Martin dei Coldplay – se poi questa sia una buona pubblicità o meno, lascio a voi l’ardua sentenza. Dopo un sì brillante esordio, il nostro è sparito per ben sei anni per poi ripresentarsi sotto l’etichetta Groenland con “Loveheart”, un intrigante album che mi è parso una via di mezzo tecnologica fra il lirismo notturno e disperato di Nick Drake e le atmosfere acido/psichedeliche di Tim Buckley, pur senza rinunciare ad una facilità d’ascolto squisitamente pop. La delicatezza delle canzoni di Conrad è difatti a dir poco sublime, coi suoi synths e strumenti vari ad accompagnarci in un viaggio romantico, sospeso fra genuino folklore e un pizzico di eclettica follia. Mi piace immaginare un brano come “Postcards from a Dark Star” come una sorta di manifesto programmatico, in parte per la dolcezza intrinseca del brano, in parte vedendolo capziosamente come un omaggio a Jerry Garcia e ai trip dei Dead, benché quelli di Merz siano molto più soft e british. Brani come “Warm Sigarette Room” o “At Night I dream” varcano addirittura le soglie del trip-hop, mentre tutto il resto rimane sospeso fra ballad e trip, senza mani annoiare. Un album raffinato e particolare che tuttavia avrebbe le credenziali per un buon successo di pubblico, soprattutto pensando a un brano come la title track che solo pochi mesi fa avrebbe seguito la scia del successo dei vari Kings of Convenience e Turin Brakes. Sostanzialmente, “Loveheart” è una bella sorpresa da parte del desaparecido Conrad, una release fuori dagli schemi che può essere una sorpresa per qualsiasi ascoltatore. Sperando solamente di non dover aspettare altri sei anni di viaggi e avventure non meglio precisate, prima di poter ascoltare nuovamente qualcosa da parte di questo genietto sui generis.