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Illustrissimi sconosciuti questi Teeny Grownups, provenienti dalla fredda Stavanger e freschi autori di un debutto all’insegna del power pop più guascone e ilare che possiate immaginare. E quasi commuove la bio che ci inviano (non avendone una ufficiale in inglese il buon Per Ebbe, cantante e chitarrista, ce la scrive a mano, per giunta su un foglio strappato alla meglio) i simpatici Norvegesi, dalla quale appuriamo oltre che il loro grande e prevedibile amore per l’indie rock a bassa fedeltà, anche che il loro disco d’esordio sulla lunga distanza è stato finanziato dal comune di provenienza (al momento faccio fatica ad immaginare qualcosa di simile da noi, ma del resto lassù hanno anche le sale prove autogestite e gratuite…).
Ebbene, questi adolescenti dentro/cresciutelli fuori sanno regalare una mezz’oretta di assoluto spasso grazie ad una scrittura che per quanto bislacca sa quasi sempre trovare il colpo mancino per andare a segno presto o tardi. Talvolta si inseriscono in area con perentori colpi testa bubblegum/punk come dei Ramones di buon umore (“Belle and Sebastian”, “Turn Off The Computer”), talaltra con “cucchiai” pop dalle mirabili traiettorie (“Bandspotter”, tra Teenage Fanclub e Pavement in vena di scherzi, oppure la barcollante marcia tra i coretti di “Teeny Brother”). All’inizio la voce del cantante lascia leggermente perplessi, nasale e anche un po’ stonata, poi senza quasi che ce ne si accorga, convince proprio per il suo rientrare perfettamente nel contesto ricreato dai nostri, (un po’ come accade con Berman nei Silver Jews, tanto per fare un esempio che non c’entra proprio un bel niente ma rende l’idea). E quando sei lì, pronto a bollarli come degli incorreggibili mattacchioni, che ogni tanto si lasciano un po’ troppo prendere la mano dal gioco (vedi le poco credibili “Nonsense” e “No Distortion”) ti feriscono con un paio di ballate in punta di piedi, quasi solo abbozzate ma realmente toccanti, dalla filastrocca in lingua madre di “Til Paris” alle malinconie di vacanze spezzate di “Fourteen Days”, non distante da certi Kings Of Convenience.
Imperfetti, senz’altro e tutt’altro che dei campioni per quanto concerne la varietà delle atmosfere, ma ad ascoltarli ci si diverte un sacco ed è un disco che si rimette su con immutato piacere (anche perché non sono poi rimasti in troppi a proporre queste sonorità).
P.S. potete contattarli o semplicemente dare un assaggio su My Space: http://www.myspace.com/teenygrownups