Zu – Identification With The Enemy: A Key To The Underworld

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L’espansione che si verifica oggi nel suono degli Zu è platealmente orizzontale: ne avevamo già avute avvisaglie in ‘The Way Of The Animal Powers‘, continuavamo a vederne gli sviluppi (personalmente non molto riusciti) tra le pieghe di suono dello split con gli Iceburn e Xabier Iriondo e finalmente gli scarti sonori che caratterizzano l’estetica Zu trovano la loro migliore via d’uscita. Di fatto è un po’ come prendere tutti i momenti di vuoto elettrico di ‘Igneo’ e metterli in musica, spogliarli della loro serialità in forma-canzone e metterli su un piano parallelo all’elettronica di Nakemura. Il risultato è quantomeno splendido: alcune ascendenze a là Melvins regalano al tutto una statura mai vista, una massa di suono elegantemente devastata e ricomposta a tratti. Nakemura aggiusta e ridefinisce i momenti che intercorrono tra una cellula ritmica e una sferzata di un basso -che ancora di più di ieri sembra un immenso cavo d’acciaio- mentre sublima e ricompatta l’intera struttura Zu, lavorando suoi vuoti strumentali. Ne deriva a tratti la formazione di intermittenze sonore, nelle quali difficilmente gli strumenti interagiscono per formare qualcosa di concreto e palpabile (ne è l’esempio perfetto la rimodellizazione del passato attraverso Everyone Gets His Own Nemesis in cui il suono tipico suono Zu diventa invece materia asfissiante) mentre allo stesso tempo inscenano un dramma sonoro senza eguali, leggero e fragile: l’insostenibile leggerezza dell’individuazione sonora.