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Finisco di stilare questa recensione l’esatto giorno successivo al primo concerto dei Gazebo al quale ho partecipato. Ed è proprio in questi momenti, riascoltando il disco, che riesco a mettere a fuoco la cosa che forse ancora non ero riuscito a decifrare appieno: la band mi piace, e già mi piaceva prima del live, ma non riuscivo a comprendere fino a che punto il disco suonasse bene per meriti di registrazione e post-produzione oppure per bravura del gruppo. Bene, dopo ieri posso assolutamente, senza la benchè minima titubanza optare per l’ipotesi due. Per carità, il lavoro in studio è ottimo, ma la realtà è che la bontà e la qualità delle soluzioni sonore dei pinguini reggiani è davvero significativa. Ci troviamo davanti ad una band davvero potente, dalla “pacca” indiscutibile che al contempo riesce a donare la giusta attenzione alle melodie, sia esse strumentali sia vocali, una band spavalda ma intelligente, in grado di generare una commistione di scorie post-punk ed emocore nineties riuscendo a colorarne gli aspetti meno freschi con una genuina verve rurale e con un agreste power pop da presa bene. Undici tracce che vedono varie comparsate, da Maolo dei My Awesome Mixtape a His Clancyness Jonathan, da Bruno Germano dei Settlefish (che ha anche registrato e mixato il lavoro) a Giulio Bursi dei The Death of Anna Karina, per concludere con l’altro Settlefish Emilio Torreggiani. Un delizioso esordio ufficiale che ben si sposa con il clima primaverile che sembra essere arrivato definitivamente.