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10 Novembre 2014 | Interscope | royksopp.com |
L’ultimo album di uno dei miei più favoriti act musicali, sancisce un traguardo nobile ma malinconico: la fine dei Röyksopp. Una fine anomala:
Crediamo che questo sia una specia di addio al formato di album tradizionale […] non smetteremo di fare musica ma il concetto di album, in quanto tale, finirà con questo disco
Chi conosce un minimo la band di Tromsø saprà che, sicuramente, rimarrà attiva in quanto a remix, DJ-set e sporadiche apparizioni o featuring. Ma chi, come me, segue questo meraviglioso progetto da sempre, si rattristerà perché sa che non potrà più gustarselo in sede live.
La meravigliosa electro-music dei Röyksopp, sempre a cavallo fra i ritmi danzanti, le atmosfere spaziali e jingle super catchy, ha contribuito ad elevare ad un certo tipo di musica colta diverse cantanti, a svelarne i lati inediti, (come Susanne Sundfør o Lykke Li) o addirittura ad accompagnarli verso il grande pubblico (forse i The Knife avrebbero goduto di un terzo in meno di popolarità se non fosse uscito ‘The Understanding’). Ma soprattutto i Röyksopp significano anche la continua collaborazione con la vicina Robyn. Essi hanno contribuito a svecchiarla e magari a fornirle gli input per la propria mutazione musicale – vi ricordate i primi album in tipico stile r’n’b anni ’90 ? Ndr -. Quest’anno questa collaborazione ha sfornato un EP supportato da un tour nel quale si potevano vedere – e sentire – le due facciate dei Röyksopp contemporanei: quelli con e senza Robyn.
Due marchi di fabbrica distinti ma perfettamente in simbiosi, vivi e stimolanti anche attraverso le differenti versioni di alcuni stessi brani: ‘Do it Again’, in questo album, si ammorbidisce e prende tutto il tepore degli interni nordici, in continuo contrasto fra il calore degli appartamenti dai quali si rimira il dolce freddo boreale. Ci sono continui richiami al primaverile album di debutto o alle modulazioni di ‘The Understanding’; non viene mai a mancare il lato dance, che caratterizza da sempre il nostro duo ma spesso viene levigato da sapori balearici e italo-disco (I had This Song). Monument, che all’origine era un delicato trampolino di lancio per l’EP, ora acquista tutta una serie di connotati techno-pop.
I picchi più alti dell’album possono udirsi nella sempre più spettacolare collaborazione con Sunsanne Sundfør, una delle voci ancora meno scoperte del panorama europeo. ‘Save me’ è giocata proprio sul contrasto fra le fredde pulsazioni e l’eterea voce della cantante di Haugesund; ‘Running to the Sea’ invece incontra quell’electropop contemporaneo che richiama le produzioni più delicate di Calvin Harris, Ladyhawke o il french-touch (Anoraak, Fred Falke).
Bellissime e nostalgiche anche le armonie del secondo CD che ci lasciano con una lacrimuccia che scende dall’iride perché chissà quando potremmo gustarci di nuovo questi piccoli capolavori provenienti dal freddo del nord.
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