Pop. 1280 – Paradise

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Immaginate uno scenario apocalittico, di quelli con atmosfera tinta di colori crepuscolari, tipici più del cielo di Marte che di quello terrestre a noi familiare. Aggiungete a questa ambientazione, il conflitto perenne tra uomo e macchina, il conflitto nell’uomo stesso che esaspera e porta al limite lo scontro interiore, spinto – soprattutto in questo periodo storico – da un’economia e da una società di impronta dispotica e capitalista. Parte finale del lavoro consiste nel fornire una colonna sonora a tutto ciò: Paradise dei Pop. 1280.

L’ottica futura, distopica, si ricuce perfettamente all’interno del lavoro: dove industrial e noise rock coinvolgono ed esaltano. L’immaginario, è quello dei rave di fine anni ’80; capannoni abbandonati e dancefloor in cui scatenarsi vestiti à la Blade Runner.

Pyramids on Mars, prima traccia del disco, richiama il concetto su menzionato dei cieli di Marte; uno sfondo che trova il suo crescendo nelle successive In Silico, Chromidia e USS ISS, condite di testi che acuiscono l’importanza di una tecnologia che ha portato al limite anche ciò che probabilmente è rimasto l’aspetto più umano: la ricerca di un pensiero guida e di una morale sociale, oramai subordinate alla crescita e all’innovazione. Paradise e le successive smorzano – parzialmente – i toni, che di certo non sono quelli di un soggetto indifeso, ma più probabilmente quelli di un popolo durante i “due minuti d’odio” Orwelliano in 1984.

Il disco non è sicuramente ciò che si ricerca in fase di meditazione, ma qualche spunto di riflessione lo fornisce grazie alle tematiche trattate: oltre a presentare un’ottimo noise rock farcito di elettronica e drum machines di supporto capaci di lanciare l’ascoltatore in un futuro incerto ed inesplorato.