Matmos – Ultimate Care II

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19/02/2016 Thrill Jockey Matmos

Una lavatrice con carica dall’alto pronta a emettere suoni di ogni tipo: questo è in sostanza Ultimate Care II dei Matmos. Il disco, che prende il nome proprio da uno degli elettrodomestici più all’avanguardia della Whirlpool, è infatti una centrifuga sonora generata dall’oggetto e reinterpretata in esperienza digitale con il tocco elettronico che solo Drew Daniel e M.C. Schmidt sanno creare da anni.

Già in passato i Matmos ci avevano abituati a rielaborare il non musicale, trasportandolo verso nuove architetture sonore, con Ultimate Care II lasciano che il loro punto di vista esploda in direzione di uno dei simboli più comuni, di un’icona del consumismo. Il campionatore diviene così l’elemento chiave di una manipolazione del quotidiano trasformata in ritmo.

Racchiusi all’interno di un’interminabile traccia di 38 minuti fatta di strofinii, carezze, sequenze e tremolii, il funzionamento della macchina diventa dunque suono processato e trasformato anche grazie alle collaborazioni di Dan Deacon, Max Eilbacher e Sam Haberman (Horse Lords), Jason Willett (Half Japanese) e Duncan Moore (Needle Gun).

Ed è un tripudio di vibrazioni cosmiche, battiti industrial, lussazioni glitch, ossessioni tribali e vortici di allucinazioni techno che sfociano nel riciclaggio concettuale e postmoderno di frequenze sempre dissonanti.

Ultimate Care II è un’esperienza coraggiosa, interessante e sopra le righe che, pur non aggiungendo nulla di nuovo alla già originale produzione dei Matmos, ha il taglio asciutto e pulito di un panno appena lavato, celebrale ed elegante come un vestito di seta, ma anche goliardico come un jeans strappato. È la percezione di una routine, la trasfigurazione sperimentale della monotonia quotidiana.