cLOUDDEAD – Ten

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Se volessimo giocare alla solita corsa alle etichette potremmo dire post hip hop. Anche se etichettare quello che esce dal giro della Anticon è una sfida a vuoto. L’hip hop serve solo a creare un punto di partenza dal quale scaturisce poi una ben più ampia visuale elettronica ed eclettica. Perchè se nel primo disco ufficioso (che è una raccolta di singoli sparsi) l’influenza dei Boards Of Canada non tardava a farsi sentire, in questo lavoro è nascosta dalla personalità dei tre che riescono ad impacchettare un pastiche musicale che ha del capolavoro: incursioni ambient, rap, filastrocche surreali, psichedelia, beat downtempo strascicati, post rock, miriadi di campionamenti (addirittura le liti dei vicini), indie, new wave, Badalamenti, chitarre, avanguardia e chi più ne ha più ne metta.
Tanto per dire, “Pop Song” è indie riletto da un rapper pentito che di nascosto ascolta pop tentando di creare la melodia ambient perfetta, “Physics Of A Unicycle” è psichedelia campionata in pillole, “Rhymer’s Only Room” è una filastrocca ubriaca e buia, in cui la sovrapposizione di voci ti sommerge lasciandoti spiazzato, “The Teen Keen Skip è un incastro di ritmiche cui la voce di bambini che canticchiano fanno da base.
Ma ci limiteremo a dire rivoluzionario.
Per parlare di rivoluzione bisogna soffermarsi per lo più sul punto di vista compositivo e attitudinale: già Dj Shadow era riuscito a dare uno scossone elevando lo status del djing a pura arte, ma il suo approccio è molto più violento. Per non parlare dell’ambient elettronico dei Board Of Canada. Nei cLOUDDEAD, invece, manca quella tensione, quell’approccio irruento a discapito di un suono molto più cerebrale e indie e in qualche modo inserito nell’attitudine lo-fi scevro però di definizione, che si traduce in una nuova forma di linguaggio, geniale sequenza di immagini uditive sovrapposte nelle quali si cerca di trarre una linea dritta che non esiste, ma ha la parvenza di esserci. Una scossa profonda ed estremamente eclettica ad un genere che fino ad ora peccava di eccessivo ristagnamento ed un punto d’inizio per una delle proposte più originali degli ultimi tempi, per un linguaggio che molte etichette ora portano avanti (Anticon e Def Jux su tutte).

Una sola nota negativa accompagna questo cd: la decisione del gruppo di finire con “Ten” il loro percorso musicale. Per quel che mi riguarda una delle più interessanti uscite del 2004 che farà parlare di sè, in modo diretto o per le influenze che porterà, per molto tempo.
Per farvi un’idea del disco potete ascoltare in streaming le loro tracce qui.