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Easyworld, semplicità al potere? No ovvietà al comando.
Gli easyworld sono una nuova band inglese a cui, già dal nome si capisce, piace abbandonarsi in una semplice pop vagamente smielato che culla l’ascoltatore in un disco in cui si riscoprono la delicatezza del piano, della chitarra acustica, di qualche vecchio hammond e di beat lenti e pacati.
Ma perché queste componenti erano un mistero a qualcuno? Agli easyworld probabilmente si, se non si imbarazzano a presentare questo disco simil copia di Coldplay, di qualunque ballad romantica degli Embrace, di qualunque canzone chitarra e piano avrebbe potuto fare Paul Weller. Per carità, si tratta sempre di paragoni con ottimi artisti, ma sembra che gli easyworld ci si siano messi d’impegno per cogliere il lato svogliato di ciascuno di essi, creando brani piacevolmente ovvi, di una delicata scontatezza, che si salvano per qualche scelta un po’ fuori dalle righe (la chitarra di A lots of Miles from here, la batteria effettata di All i can remember) ma talvolta precipitano su pezzi troppo votati alla classifica (l’organo hammond di 2nd amendment, una canzone alla Counting Crows).
Ma forse sono stato tropo cattivo, è vero che nessuno si ricorderà di questo disco tra un mese (… famo anche na settimana) ma nel suo piccolo fa passare una piacevole ora, riuscendo a guadagnare quota e approvazioni man mano che va avanti, spostandosi in territori simil-South. Diciamo che è il disco perfetto per uno spensierato ascolto primaverile, talvolta ti scopri a battere il tempo con il piede, talvolta neanche ti accorgi che sta suonando, altre ancora chiudi gli occhi e assapori gli strumenti.
Indicato a chi “lo solita zuppa” fa sempre un po’ gola.