The Rosenbergs – Department Store Girl

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La grafica di copertina rimanda ai Pulp, periodo hi’n’hers, ma a parte il gusto per un certo sound retrò, quasi beat, i Rosenbergs hanno davvero poco da spartire con Cocker e soci. The Rosenbergs si basa infatti sun un guitar pop accattivante e coinvolgente, che gioca su giri e accordi banali ma sempre efficaci, soprattutto visto il traguardo che la band si prefigge: divertire divertendosi. Nessuna velleità a salvare pop o rock quindi (anche perchè se il salvataggio era in mano loro stavamo nella merda) ma anzi una piacevole doccia di indie estivo, con tendenze alla New pornographers, qualche tocco di brit pop (i momenti forse meno riusciti) e un poco di piccole genialate alla Pavement (ehy ehy, piano con gli entusiasmi, ho detto “poco” e “piccole”). I pezzi più interessanti sono Birds of a father, che col suo intro di piano fugge dai soliti standars, un po’ Thrills ma sempre piacevole, la dolce ballad Woods, Weekend e gold coast (molto Terro Twilight). In generale quindi la band da il meglio sul mid tempo, quando non pesta troppo sull’accelleratore e quando non si lascia prendere troppo dagli overdrive.
Sfortunatamente per metà dell’album si cade in questa tentazione, col risultato che non si hanno canzoni brutte, ma vuote e prive di personalità (e forse è anche peggio? non lo so, decidete voi…) che hanno sempre dalla loro il fatto di essere così “vuote” da sembrare quasi “standard”. Diventano quindi i classici pezzi che non fanno la storia dell’album, ma non lo penalizzano neanche. Parlo di pezzi come Nightime lover (che mi riporta alla mente U16 girls dei Travis), Department store girl, Crockett and tubs e bullet proof Vest (brit pop scialbo e poco aggressivo, come dei dodgy non in forma). Pezzo peggiore Unperfected love, un pop- rock dai toni americani semplicemente terribile.

Tolto il divertimento e qualche bella melodia resta di fondo un disco che non ha nulla da dire, e che non merita niente di più che un passeggero ascolto estivo.