Verdena: Termini a rischio di vuoto cosmico

Il concerto dei Verdena è stato un bel momento in cui si riflette su cosa vuol dire fare musica.
Vuol dire divertimento?
Comunicare emozioni?
Cazzeggiare?
Esternare rabbia?
Uno sfoggio di tecnica?

Ok, tutto plausibile, è tanto come tutto di queste cose qui sopra.
Ecco, allora quello dei Verdena non è stato un concerto.
Ma partiamo dall'inizio.

Suonano nella rassegna di Enzimi, festival che ogni anno si tiene a Roma. Il luogo, almeno per la sezione concerto, è di una bruttezza da far piangere: il piazzale della stazione termini. Praticamente una lezione sul ballare sopra i marciapiedi senza picchiare la testa sui pali delle fermate degli autobus. L'aria che si respira arrivando non è delle migliori: tra la folla vagano ombre di dispersi con il viso di chi ha avuto usurpato qualcosa; tali ombre si rivelano essere gli abitanti delle strade intorno alla stazione che, a causa del concerto, si trovano alla deriva nella folla di gente accorsa per sentire della buona musica.
Ecco, non per i Verdena, quindi.
Comincio a pensare che loro siano gruppo live da singoli. E' particolare pensare che gli unici pezzi suonati in modo diverso (oddio!) da tutta la scaletta siano proprio i singoli: “Valvonauta” per il primo album, “Luna” per l'ultimo. Il resto della scaletta si divide in “uarrrgh!” “ggrrrr” “cccccchhhh” e altri rumoracci vari, rispettivamente dalla voce e dalla chitarra. Basso talmente distorto che si fa fatica a sentirlo tra il feedback. E poi, la tastiera! Ok, magari nel nuovo disco, con i miracoli del fonico (che immagino si chiami Dio) si sente, ma nel live diventa un tappeto indistinguibile dal quale ogni tanto esce fuori un effettino reiterato. Geniale, quasi post-moderno, no?
Non è che ci siano, in verità, particolari cose da dire – il concerto è stato tra il casino e il monocorde. Neanche la cacofonia! Almeno distruggersi le orecchie con una cascata di suoni.. no, neanche quello ci è permesso! Ci si trova costretti, invece, a sorbirsi questo citofono rotto dove qualcuno (avete mai fatto gli scherzi alle case? Dai, alle medie, l'ha fatto chiunque, citofonare, urlare e scappare..) ci urla dentro.
Eventi degni di nota: Alberto (chitarrista cantante) a quasi inizio concerto cambia chitarra. “E' scordata” dirà la bassista. Secondo me non si sarebbe notata la differenza. Secondo evento: una scarpa volata a pochi centrimetri da loro (come triste tradizione vuole ci facciamo sempre riconoscere). Pochi minuti dopo, l'altra scarpa. La fine del concerto (almeno penso, dopo 5 minuti che non rientravano io me ne sono andato, sarà poco giornalistico ma vorrei vedervi a voi!) con il gruppo che prima di uscire esordisce con uno “scusate tutti”. Incontrare dei tizi per strada che mi urlano “oh, se andate dì là ci stanno i Sonic Youth che suonano!”.

Ecco, penso che questa conclusione possa bastarvi a fare un'idea esatta dell'evento.

Ah, il paragone è stato urlato ridendo.