The Streets – A Grand Don’t Come For Free

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Mike Skinner, alias The Streets, è inglese. E bianco. Che c’è di strano, direte voi. C’è che Mike è un rapper, uno dannatamente bravo per giunta. Inoltre fa le cose a modo suo senza fingere di essere nato in un ghetto nero americano o di aver trascorso un’infanzia difficile che lo ha portato a trasformarsi in un gangster dal grilletto facile. Mike, figlio della cosiddetta “working class”, ha fatto suo un linguaggio, quello dell’hip-hop, lo ha masticato per anni e lo ha fatto suo per proporre la sua personale visione di questo genere di musica. Il risultato più recente di questo affascinante percorso è costituito dal suo ultimo album, “A Grand Don’t Come For Free”, che succede a “Original Pirate Material”, uscito due anni prima proiettandolo sotto i riflettori dei più importanti magazine musicali (e non) di tutto il Regno Unito. Il disco, un concept album che racconta di come un ingente somma di denaro si possa trovare e perdere nel giro di pochi istanti, si apre con “It Was Supposed To Be So Easy”: pezzo costruito su un beat sincopato accompagnato da un eccezionale campionamento di fiati, che ci rivela immediatamente l’originale flow di The Streets che sfoggia senza nessuna paura un pesante accento cockney mentre ci racconta di quanto sembrava facile uscire di casa per restituire al videonoleggio un dvd che però ha dimenticato a casa. Si procede con “Could Well Be In”, brano più rilassato che offre un buon ritornello insieme con delle ottime metriche nelle strofe, e “***Not Addicted***” il cui beat scarno e ossessivo ci guida fino alla successiva “Blinded By The Lights”, uno dei pezzi migliori dell’intero lavoro e nel quale Skinner divide il microfono con l’ottima Jaqueline Rawe. Poi è la volta di “Wouldn’t Have It Any Other Way”, “Get Out Of My House” e “Fit But You Know It” (il primo singolo): in questi tre pezzi è ben esemplificata l’anima urbana dell’artista inglese che non solo è saldamente ancorato alle sottoculture metropolitane ma ne è affascinato ed influenzato sia per quanto riguarda i testi che le sonorità delle sue canzoni. La punta di diamante dell’album è costituita da “Dry Your Eyes”, perfetta miscela di pop ed hip-hop, che conquista subito l’ascoltatore grazie alla sua melodia fumosa e strascicata. Ascoltare per credere.
“A Grand Don’t Come For Free” è un disco che si fa scoprire e apprezzare a poco a poco. Ogni ascolto offre nuove sorprese e difficilmente lascerà il vostro stereo in breve tempo. Super-consigliato a tutti gli amanti della musica.