Red Hot Chili Peppers – Live in Hyde Park

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Rieccomi a recensire un’altra uscita antologica firmata dai Red Hot Chili peppers, che, a quanto pare, hanno deciso di fare le cose in grande per festeggiare i loro vent’anni di successo. Dopo il deludente Greatest Hits è la volta di questo “live in Hyde Park” prima pubblicazione dal vivo della band californiana, solitamente nota per i suoi show incendiari…purtroppo però il discorso già fatto per la succitata raccolta si verifica valido anche per questo doppio cd. Senza stare ad appuntare a “Live in Hyde park” le consuete imprecisioni tecniche (la matrice punk non ha mai abbandonato i quattro, tra i quali l’unico davvero tecnicamente impeccabile è il solo Flea) è innegabile che a questa registrazione manchi qualcosa per andare a segno! Non basta avere nelle proprie tasche una decina di classiconi da snocciolare al proprio estasiato pubblico per fare di un concerto rock un buon concerto rock: ciò che sempre e comunque è necessario sopra ad un palco è il mordente, la grinta che i RHCP di Mother’s Milk (per quanto giovani e acerbi) possedevano a fiumi. Non sono un nostalgico, uno che sostiene che i Red Hot si siano “ammosciati” nel tempo, anzi, trovo giusto che il quartetto cresca e non finga più di essere il pugno di adolescenti libidinosi di 15 anni fa…ma per i live il discorso cambia e ancora una volta si sente la mancanza di quella fase adolescenziale che i Peppers sembrano aver dimenticato. Omessi brani poderosi quali “Nobody Weird like Me”, o le più recenti “Suck My Kiss” e “Warped” i peperoncini usano escamotages da debuttanti diluendo con covers e inediti mediocri il minestrone (gustoso, ma riscaldato all’inverosimile) di Californication e di By The Way riproposti praticamente in toto. A poco servono a questo punto le improvvisazioni di Chad dietro le pelli o le strombettate pazze di Flea se poi si è destinati a ricadere nel solito polpettone scialbo che vi ho descritto…speriamo che si tratti di una semplice parentesi relax per i nostri, o saremo costretti a dire addio a “give it Away” suonata con le lampadine in testa e alle altre trovate genialoidi che hanno fatto di questo combo uno dei nomi più grandi della storia del rock.